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trentesimoquarto 39


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     Alceste, il cavallier di ch’io ti parlo
(che cosí nome avea), poi che si vede
repulso da chi piú gratificarlo
era piú debitor, commiato chiede;
e lo minaccia, nel partir, di farlo
pentir che la figliuola non gli diede.
Se n’andò al re d’Armenia, emulo antico
del re di Lidia e capital nimico;

21
     e tanto stimulò, che lo dispose
a pigliar l’arme e far guerra a mio padre.
Esso per l’opre sue chiare e famose
fu fatto capitan di quelle squadre.
Pel re d’Armenia tutte l’altre cose
disse ch’acquisteria: sol le leggiadre
e belle membra mie volea per frutto
de l’opra sua, vinto ch’avesse il tutto.

22
     Io non ti potre’ esprimere il gran danno
ch’Alceste al padre mio fa in quella guerra.
Quattro eserciti rompe, e in men d’un anno
lo mena a tal, che non gli lascia terra,
fuor ch’un castel ch’alte pendici fanno
fortissimo; e lá dentro il re si serra
con la famiglia che piú gli era accetta,
e col tesor che trar vi puote in fretta.

23
     Quivi assedionne Alceste; et in non molto
termine a tal disperazion ne trasse,
che per buon patto avria mio padre tolto
che moglie e serva ancor me gli lasciasse
con la metá del regno, s’indi assolto
restar d’ogni altro danno si sperasse.
Vedersi in breve de l’avanzo privo
era ben certo, e poi morir captivo.