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40 canto


24
     Tentar, prima ch’accada, si dispone
ogni rimedio che possibil sia;
e me, che d’ogni male era cagione,
fuor de la ròcca, ov’era Alceste invia.
Io vo ad Alceste con intenzïone
di dargli in preda la persona mia,
e pregar che la parte che vuol tolga
del regno nostro, e l’ira in pace volga.

25
     Come ode Alceste ch’io vo a ritrovarlo,
mi viene incontra pallido e tremante:
di vinto e di prigione, a riguardarlo,
piú che di vincitore, have sembiante.
Io che conosco ch’arde, non gli parlo
sí come avea giá disegnato inante:
vista l’occasïon, fo pensier nuovo
convenïente al grado in ch’io lo trovo.

26
     A maledir comincio l’amor d’esso,
e di sua crudeltá troppo a dolermi,
ch’iniquamente abbia mio padre oppresso,
e che per forza abbia cercato avermi;
che con piú grazia gli saria successo
indi a non molti dí, se tener fermi
saputo avesse i modi cominciati,
ch’al re et a tutti noi sí furon grati.

27
     E se ben da principio il padre mio
gli avea negata la domanda onesta
(però che di natura è un poco rio,
né mai si piega alla prima richiesta),
farsi per ciò di ben servir restio
non doveva egli, e aver l’ira sí presta;
anzi, ognor meglio oprando, tener certo
venire in breve al desïato merto.