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162 satira seconda.

6Per che, partendo gli altri, io qui rimagno:
     O, tutti dotti nella adulazione
(L’arte che più tra noi si studia e côle),
9L’ajutate a biasmarmi oltra ragione.
     Pazzo chi al suo signor contraddir vuole,
Se ben dicesse c’ha veduto il giorno
12Pieno di stelle, e a mezza notte il sole!
     O ch’egli lodi, o voglia altrui far scorno,
Di varie voci subito un concento
15S’ode accordar di quanti n’ha d’intorno.
     E chi non ha per umiltà ardimento
La bocca aprir, con tutto il viso applaude,
18E par che voglia dire: — Anch’io consento. —
     Ma se in altro biasmarmi, almen dar laude
Dovete, che volendo io rimanere,
21Lo dissi a viso aperto e non con fraude.
     Dissi molte ragioni, e tutte vere,
Delle quali per sè sola ciascuna
24Esser mi1 dovea degna di tenere.
     Prima la vita, a cui poche o nessuna
Cosa ho da preferir, che far più breve
27Non voglio che il ciel voglia o la fortuna.
     Ogni alterazïone, ancor che leve,
Ch’avesse il mal ch’io sento,2 o ne morrei,
30O il Valentino e il Postumo3 errar deve.
     Oltra che ’l dicano essi, io meglio i miei
Casi d’ogni altro intendo; e quai compensi
33Mi siano utili so, so quai son rei.
     So mia natura come mal conviensi
Co’ freddi verni; e costà sotto il polo
36Gli avete voi, più che in Italia, intensi.
     E non mi nocerebbe il freddo solo;
Ma il caldo delle stufe, c’ho sì infesto,


  1. Così scioglieva l’affisso il Barotti. Il Molini leggendo Essermi, interpreta stentatamente: tenermi in Ferrara. A noi pare che al verbo tenere possa qui applicarsi il ben noto e popolarissimo significato di Avere efficacia, Valere.
  2. «Il catarro e la debolezza abituale di stomaco,» secondo il Baruffaldi, Vita ec., pag. 166. Vedi anche sei terzetti appresso, e il verso 155.
  3. Il Valentino (modenese) fu medico e chirurgo in corte del cardinale Ippolito, e lo accompagnò in Ungheria. Il Postumo (così detto perchè nato dopo la morte del padre) fu Guido Silvestri da Pesaro, medico, soldato, poeta e grande amico dell’Ariosto. Lo nomina anche nel Furioso, c. XLIII, st. 89,— (Molini.)