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Il chiaro lume lor ch’imita il Sole
Mada ſplédore, in tata copia intorno
Che chi l’ha, ouúqj ſia, ſemp chevuole,
Phebo (mal grado tuo) ſi può far giorno
Ne mirabil vi ſon le pietre ſole:
Ma la materia, e l’artificio adorno
Contendon ſi: che mal giudicar puoffi
Qual de ledue eccelleze maggior ſoſſi
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Sopra glialtiſſimi archi che puntelli
Parean che del ciel ſoſſino auederli:
Eran giardin ſi ſpatiofi, e belli
Che faria al piano ancho fatica hauerli
Verdeggiar gli odoriſeri arbuſcelli
Si puon veder ſra i luminoſi merli,
Ch’adorni ſon l’eſtate, e il verno tutti
Di vaghi fiori, e di maturi ſrutti.
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Di coſi nobili arbori non ſuole
Produrſi ſuor di queſti bei giardini,
Ne di tai Roſe, o di ſimil Viole,
Di Gigli, di Amaranti, o di Germini
Altroue appar come avn medeſmo Sole
E naſca, e viua, e morto il capo inchini,
E come laſci vedouo il ſuo ſtelo,
Il fior ſuggetto al variar del cielo.
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Ma quiui era perpetua la verdura,
Perpetua la beltá de fiori eterni:
Non che benignitá de la Natura
Si temperatamente li gouerni:
Ma Logiſtilla con ſuo ſtudio e cura
Senza biſogno de moti ſuperni
(Quel che a glialtri impoffibile parea)
Sua primauera ogn’hor ferma tenea.
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Logiſtilla moſtro molto hauer gTato
Ch’a lei veniſſe vn ſi gentil ſignore,
E comando che foſſe accarezzato
E che ſtudiaffe ogn’ un di fargli honore,
Gran pezzo inanzi Aſtolfo era arriuato
Che viſto da Ruggier ſu di buon core,
Fra pochi giorni venner glialtri tutti
Ch’a l’effer lor Meliſſa hauea ridutti.
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Poi che ſi fur poſati vn giorno e dui
Venne Ruggiero alla fata prudente
Col duca Aſtolfo, che non men di lui
Hauea deſir di riueder Ponente
Meliſſa le parlo per amendui,
E ſupplica la fata humilemente,
Che li conſigli fauorifea e aiuti
Si che ritomin d’onde era venuti.
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Diſſe la Fata io ci porro il penderò,
E ſra dui di te li darò eſpediti:
Diſcorre poi tra ſé, come Ruggiero
E dopo lui, come quel Duca aiti,
Cochiude in ſin, che’l volator deſtriero
Ritorni il primo a gli Aquitani liti,
Ma pria vuol che fegli facciavn morſo,
Con che lo volga, e gli raffreni il corſo.
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Gli moſtra eoe egli habbia a far ſevuole
Che poggi in alto, e come a far che cali,
E come ſé vorrá che in giro vole
O vada ratto, o che ſi ſtia ſu l’ali,
E quali effetti il cauallier far ſuole
Di buon deſtriero in piana terra, tali
Facea Ruggier che maſtro ne diuenne,
Per l’aria del deſtrier e’ hauea le penne.