Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/160

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 [12]
Tutti cercando il vati tutti gli danno,
     Colpa di ſurto alcú che lor fatt’ habbia,
     Del dſtrier ch gli ha tolto altri e i affano
     C habbia pduta altri la dona arrabbia:
     Altri d’altro l’accuſa, e coſi ſtanno
     Che nò ſi fan partir di quella gabbia,
     E vi ſon molti a queſti inganno preſi
     Stati le fettimane intiere e i meli.

 [13]
Orlando poi che quattro volte e fei
     Tutto cercato hebbe il palazzo ſtrano
     Diſſe ſra ſé: qui dimorar potrei
     Gittare il tèpo e la fatica in vano:
     E potria il ladro hauer tratta coſtei
     Da vn’ altra vſcita e molto eſſer lutano:
     Con tal penſiero vſci nel verde prato,
     Dal qual tutto il palazzo era aggirato.

 [14]
Mentre circonda la caſa filueſtra
     Tenendo pur a terra il viſo chino:
     Per veder f ’ orma appare o da ma deſtra,
     O da finiſtra di nuouo camino:
     Si ſente richiamar da vna fineſtra
     E leua gliocchi, e quel parlar diuino
     Gli pare vdire, e par che miri il viſo
     Che P ha da quel che ſu tanto diuiſo.

 [15]
Pargli Angelica vdir: che ſupplicando
     E piangendo gli dica aita aita
     La mia virginitá ti raccomando
     Piú che l’anima mia piú che la vita:
     Duqj in preſentia del mio caro Orlando
     Da queſto ladro mi fará rapita?
     Piú toſto di tua man dami la morte
     Che venir laſci a ſi inſelice ſorte.

 [16]
Cjueſte parole vna & vn’ altra volta
     Fanno Orlando tornar per ogni ſtanza:
     Con paſſione, e con fatica molta,
     Ma temperata pur d’ alta ſperanza,
     Talhor ſi ferma & vna voce aſcolta,
     Che di quella d’Angelica ha ſembiaza:
     E s’ egli e da vna parte ſuona altronde,
     Che chieggia aiuto, e nò fa trouar dode.

 [17]
Ma Tornado a Ruggier ch’io laſciai: qn
     Diſſi che per ſentiero ombroſo e ſoſco
     Il Gigante e la Donna ſeguitando
     In vn gra prato vſcito era del boſco:
     Io dico ch’arduo qui doue Orlando
     Dianzi arriuo (fe’l loco riconoſco)
     Dentro la porta il gran Gigate paſſa
     Ruggier glie appſſo e di ſeguir no laſſa

 [18]
Toſto che pon détro alla ſoglia il piede
     Per la gran corte, e per le loggie mira:
     Ne piú il Gigante, ne la Donna vede:
     E gliocchi Idarno hor qnci hor qndi aggira
     Di ſu di giú va molte volte e riede
     Ne gli ſuccede mai quel che deſira:
     Ne ſi fa imaginar doue ſi toſto,
     Con la Donna il fellon ſi ſia nafeoſto.

 [19]
Poi che reuiſto ha quattro volte e cinqj
     Di ſu di giú camere e loggie e ſale,
     Pur di nuouo ritorna: e non relinque,
     Che non ne cerchi ſin ſotto le ſcale,
     Con ſpeme al ſin che ſian ne le propine^
     Selue, ſi parte, ma vna voce, quale
     Richiamo Orládo, lui chiamo nò maco:
     E nel palazzo il ſé ritornar’ ancho.