Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/266

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 [19]
E Copra ogn’ altro error via piú pentita
     Era del ben che giá a Rinaldo volſe,
     Troppo parendole eſſerſi auilita
     Ch’a riguardar ſi baffo gliocchi volſe,
     Tant’ arrogantia hauendo Amor ſentita
     Piú lungamente comportar non volſe,
     Doue giacea Medor ſi poſe al varco
     E l’aſpetto poſto lo ſtrale all’arco.

 [20]
Quando Angelica vide il giouinetto
     Languir ferito assai vicino a morte,
     Che del ſuo Re che giacea ſenza tetto
     Piú che del pprio mal ſi dolea ſorte,
     Inſolita pietade in mezo al petto
     Si ſenti entrar per diſuſate porte,
     Che le ſé il duro cor tenero e molle
     E piú quando il ſuo caſo egli narrolle.

 [21]
E riuocando alla memoria l’arte
     Ch’in India imparo giá di Chirugia,
     Che par che qſto ſtudio in quella parte
     Nobile e degno, e di gran laude ſia
     E ſenza molto riuoltar di charte
     Che’l patre a i ſigli hereditario il dia,
     Si diſpoſe operar con ſucco d’ herbe
     Ch’a piú matura vita lo riferbe.

 [22]
E ricordoſſi, che paſſando hauea
     Veduta vn’ herba in vna piaggia amena,
     Foſſe Dittamo o foſſe Panacea
     O non ſo qual, di tal effetto piena,
     Che ſtagna il ſangue, e de la piaga rea
     Leua ogni ſpafmo e periglioſa pena
     La trouo non lontana: e quella colta
     Doue laſciato hauea Medor, die volta.

 [23]
Nel ritornar s’ incontra in vn paſtore
     Ch’a cauallo pel boſco ne veniua,
     Cercando vna iuuenca, che giá ſuore
     Duo di di mandra e ſenza guardia giua,
     Seco lo traſſe, oue perdea il vigore
     Medor col ſangue che del petto vſciua,
     E giá n’ hauea di tanto il terren tinto
     Ch’era homai preſſo a rimanere eſtinto.

 [24]
Del palaſreno Angelica giú ſcefe
     E ſcendere il Paſtor ſeco fece anche:
     Peſto con faſſi l’herba, indi la preſe
     E ſucco ne cauo ſra le man bianche,
     Ne la piaga n’ inſuſe, e ne diſtefe
     E pel petto e pel ventre, e fin’a lanche
     E ſu di tal virtú queſto liquore
     Ch ſtagno il ſangue, e gli torno il vigor.

 [25]
E gli die ſorza che potè ſalire
     Sopra il cauallo che’l paſtor conduſſe:
     Non perho volſe indi Medor partire
     Prima ch’in terra il ſuo Signor non ſuſſe
     E Cloridan col Re ſé ſepelire:
     E poi doue a lei piacque ſi riduſſe,
     Et ella per pietá ne l’humil caſe
     Del corteſe paſtor ſeco rimaſe.

 [26]
Ne ſin che noi tornaſſe in ſanitade
     Volea partir: coſi di lui ſé ſtima,
     Tanto ſé inteneri de la pietade
     Ch n’hebbe eòe in terra il vide prima,
     Poi viſtone i coſtumi e la beltade
     Roder ſi ſenti il cor d’ aſcoſa lima
     Roder ſi ſenti il core, e a poco a poco
     Tutto infiamato d’amorofo fuoco.