Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/281

Da Wikisource.


 [30]
Si che temprando il dio rigore vn poco
     Scelſero in ſpatio di quattro anni interi
     Di quanti capitaro in queſto loco
     Dieci belli e gagliardi cauallieri
     Che per durar ne l’amoroſo gioco
     Cótr’ eſſe cento foſſer buon guerrieri
     eſſe in tutto eran cento, e ſtatuito
     Ad ogni lor decina ſu vn marito.

 [31]
Prima ne fur decapitati molti
     Che riuſciro al paragon mal ſorti,
     Hor queſti dieci a buona pruoua tolti
     Del letto e del gouerno hebbon cóforti,
     Facendo lor giurar, che ſé piú colti
     Altri huomini vernano in queſti porti,
     Eſſi farian che ſpenta ogni pietade
     Li porriano vgualmente a ſil di ſpade.

 [32]
Ad ingroſſare: & a ſigliar appreſſo
     Le donne, indi a temere incominciaro
     Che tanti naſcerian del viril feſſo
     Che contra lor non haurian poi riparo,
     E al ſine in man de glihuomini rimeſſo
     Saria il gouerno ch’elle hauean ſi caro:
     Si ch’ordinar mentre eran gli anni ibelli
     Far ſi, che mai non ſoſſon lor ribelli.

 [33]
Accio il feſſo viril non le ſoggioghi
     vno ogni madre vuol la legge horréda:
     Che tenga ſeco, glialtri o li ſuſſoghi
     O ſuor del regno li permuti o venda:
     Ne mandano per queſto in varii luoghi
     E a chi gli porta dicono, che prenda
     Femine, ſé a baratto hauer ne puote
     Se no, nò tomi al nien con le man vote.

 [34]
Ne vno anchora alleuerian, ſé ſenza
     Poteſſon fare, e mantenere il gregge:
     Queſta e quanta pietá, quanta clemèza
     Piú a i ſuoi ch’aglialtri vſa l’iniq legge,
     Glialtri condannan con vgual ſentenza,
     E ſolamente in queſto ſi corregge
     Che nò vuol, che ſecòdo il primiero vſo
     Le femine gli vccidano in confuſo.

 [35]
Se dieci o venti, o piú perſone a vn tratto
     Vi foſſer giunte, in carcere eran meſſe:
     E d’una al giorno e non di piú: era tratto
     Il capo a ſorte, che perir doueſſe,
     Nel tèpio horrédo, ch’Oronthea hauea fatto
     Doue vn’ altare allavedetta ereſſe,
     E dato all’un de dieci il crudo vſticio
     Per ſorte, era di farne ſacriſicio.

 [36]
Dopo molt’anni alle ripe homicide
     A dar venne di capo vn giouinetto:
     La cui ſtirpe ſcendea dal buono Alcide
     Di gran valor ne l’arme, Elbanio detto,
     Qui preſo ſu ch’a pena ſé n’auide
     Come quel che venia ſenza ſoſpetto,
     E co gra guardia in ſtretta parte chiuſo
     Con glialtri era ſerbato al crudel’uſo.

 [37]
Di viſo era coſtui bello e giocondo
     E <li maniere e di coſtumi ornato:
     E di parlar ſi dolce: e ſi facondo
     Ch’ un’ Aſpe voletier V hauria aſcoltato:
     Si che come di coſa rara al mondo
     De l’effer ſuo ſu toſto rapportato
     Ad Aleſſandra ſiglia d’Oronthea:
     Che di molt’ anni graue, anche- viuea.