Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/282

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 [38]
Oronthea viuea anchora, e giá mancate
     Tutt’eran l’altre e’ habitar qui prima,
     E diece tante, e piú n’erano nate
     E í ſorza era creſciute e imaggior ſtima.
     Ne tra diece ſucine, che ferrate
     Stana pur ſpeffo, hauean piú d’una lima.
     E dieci cauallieri ancho hauean cura
     Di dare a chi venia ſiera auentura.

 [39]
Aleſſandra bramoſa di vedere
     Il giouinetto e’ hauea tante lode,
     Da la ſua matre in ſingular piacere
     Impetra ſi, ch’Elbanio vede & ode,
     E quando vuol partirne, rimanere
     Si ſente il core, oue e ch’il puge e rode,
     Legar ſi ſente, e non fa far conteſa,
     E al ſin dal ſuo prigion ſi troua preſa.

 [40]
Elbanio diſſe a lei, ſé di pietade
     S’ haueſſe Donna qui notitia anchora,
     Come ſé n’ha per tutt’ altre contrade
     Douunq; il vago Sol luce e colora,
     Io vi oſarei per voſtr’ alma beltade
     Ch’ ogn’ animo gentil di ſé inamora
     Chiederui in don la vita mia, che poi
     Saria ogn’hor pſto a ſpenderla per voi.

 [41]
Hor quado ſuor d’ ogni ragion qui ſono
     Priui d’ humanitade i cori humani,
     Non vi domanderò lavita in dono
     Che i prieghi miei, ſo bè, ch farian vani:
     Ma che da caualliero, o triſto, o buono,
     Ch’io ſia, poſſi morir con l’arme in mani,
     E non come dannato per giudicio,
     O come animai bruto in ſacriſicio.

 [42]
Aleſſandra gentil, e’ numidi hauea
     Per la pietá del giouinetto i rai:
     Riſpofe, anchor che piú crudele e rea
     Sia queſta terra, ch’altra foſſe mai
     Non concedo perho, che qui Medea
     Ogni femina ſia, come tu fai,
     E quando ogn’ altra coſi foſſe anchora
     Me ſola di tant’ altre io vo trar ſuora.

 [43]
E ſé ben per adietro io ſoſſi ſtata
     Empia e crudel, come qui ſono tante,
     Dir poſſo che ſuggetto, oue moſtrata
     Per me foſſe pietá, non hebbi auante:
     Ma ben farei di Tigre piú arrabbiata
     E piú duro haure’il cor che di diamante
     Se non m’haueſſe tolto ogni durezza
     Tua beltá, tuo valor, tua gentilezza.

 [44]
Coſi non foſſe la legge piú ſorte
     Che contra i peregrini e ſtatuita:
     Come io no ſchiuerei co la mia morte,
     Di ricomprar la tua piú degna vita,
     Ma non e grado qui di ſi gran ſorte
     Che ti poteſſe dar libera aita,
     E ql che chiedi anchor, bè che ſia poco:
     Difficile ottener ſia in queſto loco,

 [45]
Pur io vedrò di far che tu l’ottenga
     C habbi inanzi al morir queſto contento
     Ma mi dubito ben, che te n’auenga
     Tenendo il morir lungo, piú tormento:
     Suggiunſe Elbanio, qn incotra io venga
     A dieci armato, di tal cor mi ſento
     Che la vita ho ſperanza di faluarme
     E vecider lor, ſé tutti foffer’ arme