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Entro la bella donna in Mont’ albano
Doue l’hauea con lachrymoſa guancia
Beatrice molto deſiata in vano
E fattone cercar per tutta Francia:
Hor qui i baci, e il giunger mano a máo
Di matre e di Fratelli eſtimo ciancia
Verſo gli hauuti co Ruggier compleſſi
C’haura nel’alma eternamente imprefTi.
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Non potendo ella andar fece penſiero
Ch’a Vall’Obrofa altri i ſuo nome adaſſe
Immantinente, ad auiſar Ruggiero
De la cagion ch’andar lei non laſciaffe:
E lui pregar (s’ era pregar miſtero)
Che quiui per ſuo amor ſi battezaſſe
E poi veniſſe a far quanto era detto
Si che ſi deſſe al matrimonio effetto.
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Pel medeſimo meſſo ſé diſegno
Di mandar a Ruggiero il ſuo cauallo
Che gli ſolea tanto eſſer caro, e degno
D’ eſſergli caro era ben ſenza fallo:
Che non fh’ auria trouato in tutto’l regno
De i Saracin, ne ſotto il Signor Gallo
Piú bel deſtrier di qſto o piú gagliardo,
Eccetti Brigliador ſoli e Baiardo.
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Ruggier ql di che troppo audace aſcefe
Su l’Hippogrypho, everſo il ciel leuoſſe
Laſcio Frontino, e Bradamante il preſe
(Frontino che’l deſtrier coſi nomoſſe)
Madollo a Mont’ albano, e a buone ſpeſe
Tener lo fece, e mai non caualcoſſe
Se non per breue ſpatio, e a picciol paſſo
Si ch’era piú che mai lucido e graſſo.
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Ogni ſua donna toſto, ogni Donzella
Pon ſeco in opra, e con ſutil lauoro
Fa fopra ſeta candida e morella
Teſſer ricamo di rmiſſimo oro:
E di quel cuopre & orna briglia e fella
Del buO deſtrier, poi ſceglie vna di loro
Figlia di Callitrephia ſua nutrice
D’ ogni ſecreto ſuo ſida vditrice.
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Quanto Ruggier l’era nel core impreſſo
Mille volte narrato hauea a coſtei:
La beltá, la virtude, i modi d’ eſſo
Eſaltato l’hauea ſin fopra i dei
A ſé chiamolla, e diſſe, miglior meſſo
A tal biſogno elegger non potrei:
Che di te ne piú ſido ne piú faggio
Imbaſciator Hippalca mia non haggio.
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Hippalca la Donzella era nomata
Va, le dice (e l’infegna oue de gire)
E pienamente poi l’hebbe inſormata
Di quato haueſſe al ſuo Signore a dire,
E far la ſcuſa ſé non era andata
Al monaſter, che non ſu per mentire
Ma che Fortuna che di noi potea
Piú che noi ſteffi, da imputar s’ hauea.
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Montar la fece f un Ronzino, e in mano
La ricca briglia di Frontin le meſſe:
E ſé ſi pazzo alcuno o ſi villano
Trouaſſe, che leuar le lo voleſſe:
Per fargli a vna parola il ceruel ſano
Di chi foſſe il deſtrier ſol gli diceſſe:
Che non ſapea ſi ardito caualliero
Che non tremaffe al nome di Ruggiero.