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Da l’altra parte ouunq} il Saracino
La ſiera ſpada vibra, o piena o vota,
Sèbra ſra due montagne vn vento alpino
Ch’ una ſrondoſa ſelua il marzo ſcuota,
C hora la caccia a terra a capo chino
Hor gli ſpezzati rami in aria ruota
Bé ch Zerbin piú colpi e ſuggia e ſchiui
Nò può ſchiuare al ſin ch’u nò gliarriui.
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Nò può ſchiuare al ſine vn gran fendete
Ch tra’l brado e lo ſcudo entra fu’l petto
Groſſo l’ufbergo, e graſſa parimente
Era la piaſtra, e’l panziron perfetto,
Pur non gli ſteron cotra, & vgualmente
Alla ſpada crudel dieron ricetto,
Quella calo tagliando ciò che preſe
La corazza e l’arcion ſin ſu l’arnefe.
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E ſé non che ſu ſcarfo il colpo alquanto
Per mezo lo fendea come una canna,
Ma penetra nel viuo a pena tanto
Che poco piú che la pelle gli danna:
La nò profunda piaga, e lunga quanto
Non ſi miſureria con vna ſpanna,
Le lucid’ arme il caldo ſangue irriga
Per ſino al pie di rubiconda riga
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Coli talhora vn bel purpureo naſtro
Ho veduto partir tela d’argento
Da quella bianca man piú ch’alabaſtro
Da cui partire il cor ſpeffo mi ſento,
Quiui poco a Zerbin vale eſſer maſtro
Di guerra, & hauer ſorza e piú ardimèto
Che di ſinezza d’arme, e di poſſanza
Il Re di Tartaria troppo l’auanza.
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Fu queſto colpo del Pagan maggiore
In apparenza che foſſe in effetto,
Tal ch’Iſſabella ſé ne ſente il core
Fendere in mezo all’agghiacciato petto,
Zerbin pien d’ ardimento e di valore
Tutto s’ inſiamma d’ ira e di diſpetto
E quáto piú ferire a due man puote
In mezo l’elmo il Tartaro percuote.
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Quaſi fu’l collo del deſtrier piegoſſe
Per l’aſpra botta il Saracin ſuperbo,
E quando l’elmo ſenza incanto foſſe
Partito il capo gli hauria il colpo acerbo
Con poco diſſerir ben vendicoſſe
Ne diſſe a vn’ altra volta io te la ſerbo,
E la ſpada gli alzo verſo l’elmetto
Sperandoli tagliarlo infin’ al petto.
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Zerbin che tenea l’occhio oue la mente
Preſto il cauallo alla man deſtra volſe,
Non ſi preſto perho che la tagliente
Spada ſuggiſſe che lo ſcudo colſe,
Da ſommo ad imo ella il partivgualmète
E di ſotto il braccial roppe e diſciolſe ,
E lui feri nel braccio, e poi l’arneſe
Spezzogli, e ne la coſcia ácho gli ſcefe.
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Zerbin di qua: di la: cerca ogni via
Ne mai di ql che vuol coſa gli auuiene
Che l’armatura fopra cui feria
Vn piccol ſegno pur non ne ritiene,
Da l’altra parte il Re di Tartaria
Sopra Zerbino a tal vantaggio viene
Che l’ha ferito in fette parti o in otto
Tolto lo ſcudo e mezo l’elmo rotto.