Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/343

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 [71]
Quel tuttauia piú va perdedo il ſangue
     Máca la ſorza, e anchor par ch noi ferita,
     11 vigoroſo cor che nulla langue
     Val ſi, che’l debol corpo ne foſtenta:
     La Dona ſua per timor fatta eſangue
     In tanto a Doralice s’ appreſenta:
     E la priega, e le ſupplica per Dio
     Che partir voglia il fiero aſſalto e rio.

 [72]
Corteſe come bella Doralice
     Ne ben ſicura come il fatto ſegua,
     Fa volentier quel ch’Iſſabella dice
     E diſpone il ſuo amate a pace e atriegua,
     Coſi a prieghi de l’altra l’ira vltrice
     Di cor ſugge a Zerbino, e ſi dilegua,
     Et egli oue a lei par: piglia la ſtrada
     Senza ſinir P impreſa de la ſpada,

 [73]
Eiordiligi che mal vede difeſa
     La buona ſpada del miſero Conte,
     Tacita duolſi, e tanto le ne peſa
     Che d’ ira piange, e batteſi la ſronte,
     Vorria hautr Hradimarte a qlla íprefa:
     E ſé mai lo ritroua e gli lo conte
     Non crede poi che Mandricardo vada
     Lunga ſtagione altier di quella ſpada.

 [74]
Fiordiligi cercando pure in vano
     Va Brandimarte ſuo matina e ſera:
     E fa camin da lui molto lontano:
     Da lui che giá tornato a parigi era,
     Tato ella ſé n’ andò per monte e piano
     Che giunſe, oue al paſſar d’una riuieta
     Vide e conobbe il miſer Paladino
     Ma dician quel ch’auuenne di Zerbino.

 [75]
Che’l laſciar Durindana, ſi gran fallo
     Gli par, ch piú d’ogn’ altro mal gliereſce,
     Quantunqs a pena ſtar poſſa a cauallo
     Pel molto ſangue che glie vſcito & eſce,
     Hor poi che dopo non troppo interuallo
     Ceſſa con l’ira il caldo, il dolor creſce,
     Creſce il dolor ſi impetuofamente
     Che mancarli la vita ſé ne ſente,

 [76]
Per debolezza piú non potea gire
     Siche fermoſſi appreſſo vna ſontana:
     Non fa che far, ne che ſi debba dire
     Per aiutarlo la Donzella humana,
     Sol di diſagio lo vede morire
     Che quindi e troppo ogni citta lontana,
     Doue in quel punto al medico ricorra
     Che per pietade, o pmio gli ſoccorra.

 [77]
Ella non fa ſé non in van dolerſi:
     Chiamar ſortua, e il cielo èpio e crudele:
     Perche ahi laſſa (dicea) non mi ſommerſi
     Quando leuai nel’Ocean le vele?
     Zerbin ch i laguidi occhi ha in lei 9uerfi
     Sente piú doglia ch’ella ſi querele
     Che de la pafTion tenace e ſorte
     Che l’ha codutto homai vicino a morte.

 [78]
Coſi cor mio vogliate (le diceua)
     Dopo ch’io faro morto amarmi anchora
     Come ſolo il laſciarui e che m’aggreua
     Qui ſenza guida, e nò giá peli’ io mora,
     Che ſé in ſicura parte m’accadeua
     Finir de la mia vita l’ultima hora
     Lieto e contento e fortunato a pieno
     Morto farei, poi ch’io vi moro in ſeno.