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Forza e ch’ai ſin nell’acq il cauallo entre
Ch’i va 9traſta, e ſpéde í vano ogni opra
Bagna i genocchi e poi la groppa e’l vétre
Indi la teſta, e a pena appar di fopra,
Tornare a dietro non ſi ſperi mentre
La verga tra l’orecchie ſé gli adopra,
Mifero, o ſi conuien tra via affogare
O nel lito African paſſare il mare.
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NO vede Orlando piú poppe ne ſponde
Ch tratto in mar l’hauea dal lito aſciutto:
Che ſon troppo lontane, e le naſconde
A gliocchi baffi: l’alto e mobil ſlutto:
E tuttauia il deſtrier caccia tra l’onde
Ch’andar di la dal mar diſpone in tutto:
Il deſtrier d’acqua pieno e d’alma voto
Finalmente ſini la vita e il nuoto.
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Ando nel fondo e vi trahea la ſalma
Se non ſi tenea Orlando in ſu le braccia:
Mena le gambe, e l’una e l’altra palma,
E foffía, e l’onda ſpinge da la faccia,
Era l’aria ſoaue, e il mare in calma:
E ben vi biſogno piú che bonaccia:
Ch’ ogni poco che’l mar foſſe piú ſorto
Reſtaua il Paladin ne l’acqua morto.
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Ma la Fortuna che de i pazzi ha cura
Del mar lo traſſe nel lito di Setta:
In vna ſpiaggia, lungi da le mura
Quanto farian duo tratti di ſaetta,
Lungo il mar molti giorni alla ventura
Verſo leuante andò correndo in fretta,
Fin che trouo doue tendea fu’l lito
Di nera gente eſercito inſinito.
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Laſciamo il Paladin ch’errando vada
Ben di parlar di lui tornerá tempo.
Quanto Signore ad Angelica accada
Dopo ch’uſei di man del pazzo a tépo,
E come a ritornare in ſua contrada
Trouaſſe e buon nauilio e miglior tépo
E de l’India a Medor deſſe lo ſcettro
Forſè altri cantera con miglior plettro.
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Io ſono a dir tante altre coſe intento
Che di ſeguir piú queſta non mi cale,
Volger conuiemmi il bel ragionamento
Al Tartaro, che ſpinto il ſuo riuale
Quella bellezza ſi godea contento
A cui non reſta in tutta Europa vguale:
Poſcia che ſé n’e Angelica partita
E la caſta Iſſabella al ciel ſalita.
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De la ſententia Mandricardo altiero
Ch’ in ſuo fauor la bella donna diede,
Non può ſruir tutto il diletto intero
Che contra lui fon’ altre liti in piede,
l’una gli muoue il giouene Ruggiero
Perche l’aquila bianca non gli cede,
l’altra il famoſo Re di Sericana
Che da lui vuol la ſpada Durindana.
[19]
S’ affatica Agramante, ne diſciorre
Ne Marſilio con lui fa queſto intrico:
Ne ſolamente non li può diſporre
Che voglia l’un de l’altro eſſere amico:
Ma che Ruggiero a Madricardo torre
Laſci lo ſcudo del Troiano antico,
O Gradaſſo la ſpada nò gli vieti
Tanto che qſta o quella lite accheti.