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Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/457

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[100]
Come ſivede in vii momento oſcura
     Nube ſalir d’humida valle al cielo,
     Che la faccia che prima era ſi pura
     Cuopre del Sol co tenebroſo velo,
     Coſi la Dona alla ſententia dura
     Ch ſuor la caccia oue e la pioggia e’l giek
     Cangiar ſi vide, e non parer piú qlla
     Che ſu pur dianzi ſi gioconda e bella,

[101]
S’impallidiſce: e tutta cangia in viſo:
Che tal ſentenza vdir poco le aggrada,
Ma Bradamante con vn faggio auiſo
Che per pietá non vuol che ſé ne vada
Riſpofe, a me non par che ben deciſo
Ne che ben giuſto alcun giudicio cada,
Oue prima non s’ oda quanto nieghi
La parte o affermi, e ſue ragioni alleghi.

[101]
Io ch’a difender queſta cauſa toglio
     Dico, o piú bella o men ch’io ſia di lei.
     Non veni come donna qui, ne voglio
     Che Man di donna hora i progreſſi miei,
     Ma chi dira ſé tutta non mi ſpoglio
     S’io ſono o s’io non ſon quel ch’e coſtei?
     E quel che non ſi fa non ſi de dire
     E tanto men quando altri n’ha a patire.

[103]
Ben ſon de gli altri achor e’ hano le chiome
Lúghe coni’ io, ne done ſon p qſto
Se come cauallier la [tatua, o come
Dona acquiſtata m’riabbia, e manifeſto,
Perche dune]} volete darmi nomge
Di dona, ſé di maſchio e ogni mio geſto?
La legge voſtra vuol che ne ſian ſpinte
DOne da dOne, e no da guerrier vinte.

[104]
Poniamo achor che come a voi pur pare
     Io donna ſia (che non perho il concedo)
     Ma che la mia beltá non foſſe pare
     A quella di coſtei, non perho credo
     Che mi vorreſte la merce leuare
     Di mia virtú, ſé ben di viſo io cedo,
     Perder per men beltá giuſto non panni
     Quel e’ ho acquiſtato p virtú co l’armi.

[105]
E quando anchor foſſe l’ufanza tale
Che chi perde in beltá ne doueſſe ire,
Io ci vorrei reſtare: o bene o male
Che la mia oſtination doueſſe vſcire,
Per queſto che conteſa diſeguale
E tra me e qſta donna vo inſerire,
Che contendendo di beltá, può assai
Perdere, e meco guadagnar non mai.

[106]
E ſé guadagni e perdite non ſono
     In tutto pari, ingiuſto e ogni partito,
     Si ch’a lei per ragion, ſi anchor per dono
     Spetial, non ſia l’albergo prohibito,
     E S’ alcuno di dir che non ſia buono
     E dritto il mio giuditio, fará ardito:
     Saro per foſtenergli a ſuo piacere
     Che’l mio ſia vero e falſo il ſuo parere.

[107]
La ſigliuola d’Amon moſſa a pietade
     Che queſta gentil donna debba a torto
     Eſſer cacciata, oue la pioggia cade
     Oue ne tetto oue ne pure e vn ſporto,
     Al Signor de P albergo perſuade
     Con ragion molte e con parlare accorto
     Ma molto piú con ql ch’ai ſin concluſe
     Che reſti cheto e accetti le ſue ſcuſe.