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Ruggier tenne lo’nuito allegramente
E l’armatura ſua fece venire
Hor mentre che s’ armaua al Re preſente
Tomaron quei Signor di nuouo a dire,
Chi foſſe il cauallier tanto eccellente
Che di lancia ſapea ſi ben ferire,
E Ferrau che parlato gli hauea
Fu domandato, ſé lo conoſcea.
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Riſpoſe Ferrau tenete certo
Che non e alcun di quei e’ hauete detto,
A me parea (chi’l vidi a viſo aperto)
Il ſratel di Rinaldo giouinetto,
Ma poi ch’io n’ho l’alto valore eſperto
E ſo che non può tanto Ricciardetto
Penſo che ſia la ſua ſorella, molto
(Per ql ch’io n’ odo) a lui ſimil di volto.
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Ella ha ben fama d’ eſſer ſorte: a pare
Del ſuo Rinaldo, e d’ ogni Paladino
Ma (p quato io ne veggo hoggi) mi pare
Che vai piú del ſratel, piú del cugino,
Come Ruggier lei ſente ricordare
Del vermiglio color, che’l matutino
Sparge per l’aria, ſi dipinge in faccia,
E nel cor triema e non fa che ſi faccia.
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A queſto annuntio ſtimulato e punto
Dal’amoroſo ſtral, detro inſiammarſe,
E per l’oſſa ſenti tutto in vn punto
Correre vn giaccio che’l timor vi ſparfe,
Timor ch’u nuouo ſdegno habbia 9fiito
Quel grade amor che giá per lui ſi l’arfe,
Di ciò confuſo non ſi rifolueua
S’ incontra vſcirle o pur reſtar doueua.
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Hor quiui ritrouandoſi Marphiſa
Che d’ uſcire alla gioſtra hauea grá vogli;
Et era armata: pche in altra guiſa
E raro, o notte o di: che tu la coglia,
Sentendo che Ruggier s’ arma, s’ auiſa
Che di quella vittoria ella ſi ſpoglia
Se laſcia che Ruggiero eſca ſuor prima
Penſa ire inazi e hauerne il pgio ſtima.
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Salta a cauallo, e vien ſpronado in fretta
Oue nel campo la ſiglia d’ Amone
Con palpitante cor Ruggiero aſpetta,
Deſideroſa farſelo prigione,
E penſa ſolo oue la lancia metta
Perche del colpo habbia minor leſione,
Marphiſa ſé ne vien ſuor de la porta
E fopra l’elmo vna Phenice porta.
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O ſia per ſua ſuperbia, dinotando
Se ſteffa vnica al mondo in eſſer ſorte,
O pur ſua caſta intention lodando
Di viuer ſempre mai ſenza conſorte,
La ſigliuola d’ Amon la mira, e quando
Le fatteze ch’amaua non ha ſcorte
Come ſi nomi le domanda, & ode
Eſſer colei, che del ſuo amor ſi,gode.
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O per dir meglio, eſſer colei che crede
Che goda del ſuo amor, colei che tanto
Ha in odio, e in ira, che morir ſi vede
Se fopra lei non vendica il ſuo pianto,
Volta il cauallo, e con gran ſuria riede
Non per deſir di porla in terra, quanto
Di paffarle con l’haſta in mezo il petto
E libera reſtar d’ ogni fuſpetto.