Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/507

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 [84]
Quando vn pianto s’udi da le vicine
     Valli ſonar, che li ſé tutti attenti,
     A quella voce fan 1* orecchie chine
     Che di femina par che ſi lamenti,
     Ma voglio qſto canto habbia qui ſine
     E di quel che voglio io ſiate contenti,
     Che miglior coſe vi prometto dire
     S’ali’ altro canto miverrete a vdire.


CANTO XXXVII



 [1]

S
E come in acquiſtar qualch’altro dono

     Che ſenza induſtria no può dare Natura,
     Affaticate notte e di ſi ſono
     Con ſomma diligentia e lunga cura
     Le valoroſe donne, e ſé con buono
     Succeſſo, n’e vſcit’opra non oſcura,
     Coſi ſi ſoſſon poſte a quelli ſtudi
     Ch’immortai fanno le mortai virtudi.

 [2]
E che per ſé medeſime potuto
     Haueſſon dar memoria alle ſue lode,
     Non mendicar da gli ſcrittori aiuto
     Aiquali aſtio & inuidia il cor ſi rode
     Che’l bé ch ne puon dir ſpeffo e taciuto,
     E’l mal, quanto ne fan per tutto s’ode,
     Tanto il lor nome forgeria, che ſorſè
     Viril fama a tal grado vnqua non ſorſè.

 [3]
Non baſta a molti di preſtarfi l’opra
     In far l’un l’altro glorioſo al mondo,
     Ch’ancho ſtudia di far ch ſi diſcuopra
     Ciò che le dóne hano ſra lor d’immQdo,
     Non le vorrian laſciar venir di fopra
     E quato puon fan p cacciarle al fondo,
     Dico gli antiqui, quaſi l’honor debbia
     D’eſſe, il lor’ofeurar, come il Sol nebbia.

 [4]
Ma non hebbe e non ha mano ne lingua
     Formado in voce, o diferiuendo in carte,
     Quatucflil mal tjjto può accreſce e Ipigua
     E minuendo il ben va con ogni arte,
     Poter perho, che de le donne eſtingua
     La gloria ſi: che non ne reſti parte,
     Ma no giā tal che pſſo al ſegno giunga
     Ne ch’acho ſé gli accoſti di gra lunga.

 [5]
Ch’Arpalice non ſu, nò ſu Tomyri
     No ſu chi Turno, no chi Hettor ſoccorſe
     Non chi ſeguita da Sidonii e Tyri
     Ando p lungo mare in Lybia a porſe,
     Nò Zenobia, non qlla che gli Aſſyri
     I Perſi e gl’Indi con vittoria ſcorſe:
     Nò fur qſte e poch’altre degne ſole,
     Di cui p arme eterna fama vole.

 [6]
E di fedeli e caſte e ſaggie e ſorti
     Stato ne ſon no pur in Grecia e in Roma,
     Ma i ogni pte oue ſra gl’Indi e gli Horti
     De le Heſperide il Sol ſpiega la chioma,
     De le quai ſono i pregi a gli honor morti
     Si ch’a pena di mille vna ſi noma
     E qſto perche hauuto hano a i lor tempi
     Gli ſcrittori bugiardi inuidi & empi.