Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/621

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 [10]
Accuſato Ruggier dal proprio ſcudo
     Ne la Citta di Nouengrado reſta
     PrigiO d’Vngiardo, il piud’ognialtro crudo:
     Che fa di ciò marauiglioſa feſta,
     E ch può far Ruggier poi ch glie nudo?
     Et e legato giá quando ſi deſta?
     Vngiardovn ſuo corrier ſpaccia a ſtaffetta
     A dar la nuoua a Coſtatino in fretta.

 [11]
Hauea leuato Coſtantin la notte
     Da le ripe di Saua ogni ſua ſchiera,
     E ſeco a Beleticche hauea ridotte
     Che Citta del Cognato Androphilo era,
     Padre di quello a cui ſorate e rotte
     (Come ſé ſtate ſoſſino di cera)
     Al prio icotro l’arme hauea il gagliardo
     Cauallier’ hor pgió del fiero Vnghiardo.

 [12]
Quiui ſortiſicar facea le mura
     l’Imperatore, e riparar le porte,
     Che de Bulgari ben non s’afficura
     Che co la guida d’ un guerrier ſi ſorte
     Non gli faccino peggio che paura,
     E’l reſto póghin di ſua gente a morte,
     Hor che l’ode prigion ne quelli teme
     Ne ſé co lor ſia il modo tutto inſieme.

 [13]
l’Imperator nuota in vn mar di latte
     Ne per letitia fa quel che ſi faccia:
     Ben ſon le genti Bulgare disfatte
     Dice con lieta e con ſicura faccia,
     Come de la vittoria chi combatte
     Se troncaſſe al nimico ambe le braccia
     Certo faria: coſi n’ e certo e gode
     l’Imperator, poi che’l guerrier pſo ode.

 [14]
Non ha minor cagion di rallegrarli
     Del patre il figlio, ch’oltre che ſi ſpera
     Di racquiſtar Belgrado, e ſoggiugarſi
     Ogni contrada che de Bulgari era,
     Diſegna acho il Guerriero amico farſi
     Con beneſici, e ſeco hauerlo in ſchiera,
     Ne Rinaldo ne Orlando a Carlo Magno
     Ha da inuidiar: ſé gli e coſtui cOpagno.

 [15]
Da queſta voglia e ben diuerſa qlla
     Di Theodora: a chi’l ſigliuolo vcciſe
     Ruggier: con l’haſta che da la mamella
     Paſſo alle ſpalle: e vn palmo ſuor ſi miſe,
     A Coſtantin del quale era ſorella
     Cortei ſi gitto a piedi: e gli conquiſe
     E intenerigli il cor d’alta pietade
     Col largo pianto che nel ſen le cade.

 [16]
Io non mi leuero da queſti piedi
     (Difs’ella) Signor mio ſé del fellone
     Ch’uccife il mio ſigliuol, no mi conciedi
     Di védicare, hor che l’habbian prigioe,
     Oltre che ſtato t’e nipote, vedi
     Quanto t’ amo: vedi quant’ opre buone
     Ha per te fatto, e vedi s’ haurai torto
     Di non lo vendicar, di chi l’ha morto.

 [17]
Vedi che per pietá del noſtro duolo
     Ha Dio fatto leuar da la campagna
     Queſto crudele: e come augello a volo
     A dar ce l’ha condotto ne la ragna,
     Accio in ripa di Styge il mio ſigliuolo
     Molto ſenza vendetta non rimagna,
     Dammi coſtui Signore: e ſii contento
     Ch’ io diſacerbi il mio col ſuo tormento.