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Riſpofongli ch’errado in quelli boſchi
Trouar potria ſtrane auenture, e molte,
Ma eoe i luoghi, i fatti achor ſon foſchi
Che non ſé n’ ha notitia le piú volte:
Cerca (diceano) andar doue conoſchi
Che V opre tue non reſtino ſepolte
Accio dietro al periglio, e alla fatica
Segua la fama, e il debito ne dica.
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E ſé del tuo valor cerchi far proua,
T’e pparata la piú degna impreſa
Che ne l’antiqua etade, o ne la noua
Giamai da cauallier ſia ſtata preſa,
La ſiglia del Re noſtro hor ſé ritroua
Biſognoſa d’ aiuto, e di difeſa,
Contra un Baron ch Lurcanio ſi chiama
Che tor le cerca e la vita e la fama.
[58]
Queſto Lurcanio al padre l’ha accuſata
(Forſè per odio piú che per ragione)
Hauerla a meza notte ritrouata
Trarr’ vn ſuo amate a ſé fopra vnverroe
Per le leggi del Regno condannata
Al fuoco ſia, ſé non truoua campione
Che ſra vn meſe, hoggimai pſſo a ſinire,
l’iniquo accufator faccia mentire.
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L’aſpra legge di Scotia empia e ſeuera
Vuol ch’ogni dona, e di ciaſcuna ſorte:
Ch’ad huo ſi giuga, e no gli ſia mogliera
S’ accuſata ne viene, habbia la morte:
Ne riparar ſi può ch’ella non pera,
Quado p lei no vèga vn guerrier ſorte
Che tolga la difeſa, e che foſtegna
Che ſia innocente, e di morire indegna.
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Il Re dolente per Gineura bella
(Che coſi nominata e la ſua ſiglia)
Ha publicato per citta e cartella:
Che s’ alcun la diffeſa di lei piglia:
E che l’eſtingua la calunnia fella
(Pur che ſia nato di nobil famiglia)
l’haura p moglie & vno ſtato quale
Fia conueneuol dote a donna tale.
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Ma ſé ſravn meſe, alcun per lei no viene
O venendo non vince: fará vcciſa,
Simile impreſa meglio ti conuiene
Ch’adar pei boſchi errado a qſta guiſa
Oltre e’ honor’ e fama: te n’ auiene
Ch’ in eterno da te non ſia diuiſa:
Guadagni il fior di quante belle donne,
Da l’Indo ſono, all’Atlantee colonne.
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E vna ricchezza appreſſo & vno ſtato
Che ſempre far ti può viuer contento,
E la gratia del Re: ſé ſuſcitato
Per te gli ſia il ſuo honor, ch qſi ſpèto
Poi per caualleria tu fé’ vbligato
A vendicar di tanto tradimento
Coſtei: che per commune opinione
Di vera pudicitia e vn paragone.
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Penſo Rinaldo alquanto, e poi riſpofe
Vna donzella dunque de morire?
Perche laſcio sfogar’ ne l’amoroſe
Sue braccia, al ſuo amator tato deſire ?
Sia maladetto chi tal legge poſe,
E maladetto chi la può patire,
Debitamente muore vna crudele
Non chi da vita al ſuo amator fedele.