Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/76

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 [58]
Riſpofongli ch’errado in quelli boſchi
     Trouar potria ſtrane auenture, e molte,
     Ma eoe i luoghi, i fatti achor ſon foſchi
     Che non ſé n’ ha notitia le piú volte:
     Cerca (diceano) andar doue conoſchi
     Che V opre tue non reſtino ſepolte
     Accio dietro al periglio, e alla fatica
     Segua la fama, e il debito ne dica.

 [57]
E ſé del tuo valor cerchi far proua,
     T’e pparata la piú degna impreſa
     Che ne l’antiqua etade, o ne la noua
     Giamai da cauallier ſia ſtata preſa,
     La ſiglia del Re noſtro hor ſé ritroua
     Biſognoſa d’ aiuto, e di difeſa,
     Contra un Baron ch Lurcanio ſi chiama
     Che tor le cerca e la vita e la fama.

 [58]
Queſto Lurcanio al padre l’ha accuſata
     (Forſè per odio piú che per ragione)
     Hauerla a meza notte ritrouata
     Trarr’ vn ſuo amate a ſé fopra vnverroe
     Per le leggi del Regno condannata
     Al fuoco ſia, ſé non truoua campione
     Che ſra vn meſe, hoggimai pſſo a ſinire,
     l’iniquo accufator faccia mentire.

 [59]
L’aſpra legge di Scotia empia e ſeuera
     Vuol ch’ogni dona, e di ciaſcuna ſorte:
     Ch’ad huo ſi giuga, e no gli ſia mogliera
     S’ accuſata ne viene, habbia la morte:
     Ne riparar ſi può ch’ella non pera,
     Quado p lei no vèga vn guerrier ſorte
     Che tolga la difeſa, e che foſtegna
     Che ſia innocente, e di morire indegna.

 [60]
Il Re dolente per Gineura bella
     (Che coſi nominata e la ſua ſiglia)
     Ha publicato per citta e cartella:
     Che s’ alcun la diffeſa di lei piglia:
     E che l’eſtingua la calunnia fella
     (Pur che ſia nato di nobil famiglia)
     l’haura p moglie & vno ſtato quale
     Fia conueneuol dote a donna tale.

 [61]
Ma ſé ſravn meſe, alcun per lei no viene
     O venendo non vince: fará vcciſa,
     Simile impreſa meglio ti conuiene
     Ch’adar pei boſchi errado a qſta guiſa
     Oltre e’ honor’ e fama: te n’ auiene
     Ch’ in eterno da te non ſia diuiſa:
     Guadagni il fior di quante belle donne,
     Da l’Indo ſono, all’Atlantee colonne.

 [62]
E vna ricchezza appreſſo & vno ſtato
     Che ſempre far ti può viuer contento,
     E la gratia del Re: ſé ſuſcitato
     Per te gli ſia il ſuo honor, ch qſi ſpèto
     Poi per caualleria tu fé’ vbligato
     A vendicar di tanto tradimento
     Coſtei: che per commune opinione
     Di vera pudicitia e vn paragone.

 [63]
Penſo Rinaldo alquanto, e poi riſpofe
     Vna donzella dunque de morire?
     Perche laſcio sfogar’ ne l’amoroſe
     Sue braccia, al ſuo amator tato deſire ?
     Sia maladetto chi tal legge poſe,
     E maladetto chi la può patire,
     Debitamente muore vna crudele
     Non chi da vita al ſuo amator fedele.