Pazzo chi al suo Signor contradir vole;
Se ben dicesse, c’ha veduto il giorno
Pieno di stelle, e a mezza notte il Sole.
O ch’egli lodi, o voglia altrui far scorno;
Di varie voci subito un concento
S’ode accordar di quanti n’ha d’intorno.
E chi non ha per umiltà ardimento
La bocca aprir, con tutto il viso applaude,
E par, che voglia dire, anch’io consento.
Ma, se in altro biasmarmi, almen dar laude
Dovete, che volendo io rimanere,
Lo dissi a viso aperto, e non con fraude:
Dissi molte ragioni, e tutte vere;
Delle quali per sè sola ciascuna
Esser mi dovea degna di tenere.
Prima la vita, a cui poche o nessuna
Cosa ho da preferir: che far più breve
Non voglio, che ’l Ciel voglia, o la fortuna.
Ogni alterazíone, ancor che leve,
C’havessi il mal, ch’io sento, o ne morrei,
O il Valentino, e il Postumo errar deve.
Oltre, che ’l dicano essi, io meglio i miei
Casi d’ogni altro intendo; e quai compensi
Mi siano utili so, so quai sien rei.
So mia natura, come mal conviensi
Co i freddi verni, e costì sotto il polo
Gli avete voi, più che in Italia, intensi: