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2 SATIRA

Pazzo chi al suo Signor contradir vole;
     Se ben dicesse, c’ha veduto il giorno
     Pieno di stelle, e a mezza notte il Sole.
O ch’egli lodi, o voglia altrui far scorno;
     Di varie voci subito un concento
     S’ode accordar di quanti n’ha d’intorno.
E chi non ha per umiltà ardimento
     La bocca aprir, con tutto il viso applaude,
     E par, che voglia dire, anch’io consento.
Ma, se in altro biasmarmi, almen dar laude
     Dovete, che volendo io rimanere,
     Lo dissi a viso aperto, e non con fraude:
Dissi molte ragioni, e tutte vere;
     Delle quali per sè sola ciascuna
     Esser mi dovea degna di tenere.
Prima la vita, a cui poche o nessuna
     Cosa ho da preferir: che far più breve
     Non voglio, che ’l Ciel voglia, o la fortuna.
Ogni alterazíone, ancor che leve,
     C’havessi il mal, ch’io sento, o ne morrei,
     O il Valentino, e il Postumo errar deve.
Oltre, che ’l dicano essi, io meglio i miei
     Casi d’ogni altro intendo; e quai compensi
     Mi siano utili so, so quai sien rei.
So mia natura, come mal conviensi
     Co i freddi verni, e costì sotto il polo
     Gli avete voi, più che in Italia, intensi: