Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/105

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Giu.
Vinte siamo.
Fidi.
O travagliati, per gli dij pigliate il mio vestito che à voi spontaneamente vengo.
Soc.
Che vuoi tu dunque, ò che ricevendo questo tuo figliuolo introduca, ò che insegni à te à dire?
Str.
Insegnalo, et castigalo, et ricordati che bene esso mi confermi, et conferma una de le masselle potente ne le controversie piciole, et l’altra valente à magiori imprese.
Soc.
Non haver pensier, tu portarai questo sofista savio.
Fidi.
Pallido adunque penso che’l sia et infelice et meschino.
Coro.
Và via hora. penso che di questo poi ti pentirai.
Vogliamo dirvi i giudici, che cose guadagnaranno, se in qualche cosa giovaranno à questo coro. per ciò che in prima se vorrete secondo il tempo rinovare i campi, pioveremo à voi primi, et à gli altri poi: poscia conservaremo le vigne che il frutto partoriscano, talmente che non habiano ne troppa secchezza, ne troppa piogia. Se un’huomo mortale poi non farà honore à noi che dee siamo, pongasi à mente, che sorte d’adversità da noi patirà, ricevendo ne vino, ne niente altro da’l campo. et quando le olive e le viti germogliaranno, e saranno amputate, in tali possessioni chioccaremo. et se vederemo quel che fà le pietre cotte, pioveremo, et gli spezzaremo con grani di tempesta rotundi, i coppi del suo tetto, et se torrà mo-