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D’ARISTOFANE. 238
Lattaria di Laconico, e ungeti le palpebre quando vai à dormire.
Co.
Dopo costui venne Eveon à tempo, sendo nudo, come à molti pareva, egli non dicea haver veste, ma poi parlò civilissimamente. Vedete voi, che io ho bisogno di salute, e di quatro libre, nondimeno dirò, che salvarete la cità, e i suoi citadini. se i fulloni dessino vestimente à quelli che n’han di bisogno, poi che’l sole è ritornato indietro, nissuno havressimo dolor de fianchi, massime quelli che non hanno lettica ne letto, così andaressimo à dormire lacatisi ne i letti de fulloni. e se’l letto non è entro ne la porta, sendo l’inverno, gli voriano almanco tre cozzi.
Ble.
Per Dionisio è bene. ma se gli havesse gionto quello, nissuno haveria detto in suo luogo, che quelli che vendeno la farina, dano à tutti i poveri tre misure de farine da cena: ò che vaghino piangere da longi, poi che hanno ricevuto questo bene di Nausicide.
Co.
Poscia un bello giovane, bianco, simile à Nicia saltò su à predicare, e cominciò à dire. Bisogna dare la citade in governo a le donne. Tutti si turbarono, e gridarono che ben egli dicea per la moltitudine sutorica: et quelli da i campi gridarono insieme.
Ble.
Per Giove erano in cervello.
Co.
Ma erano pochi. e egli con la voce ritene-