Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/490

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D’ARISTOFANE. 245
foro, e ch’io cerchi la sustanza.
H.
Vien quà ò bella Cinachira, che tu prima come soglij porti fuora il canestro de le robe mie, e volgi in giu molti de mei vasi: dove è Difroforo? vien fuora con l’olla negra per Giove, ne t’è accaduto accaduto cuocerti ne la medicina, ne la quale si fa negro Lisicrate. tientela presso. vien quà Commotria, vien quà portatore porta questa hidria, e tu citareda salta fuori, che spesso mi ecciti a’l concilio di notte importunamente per la lege matutina. pigliando la scafa, porta le cere, porta i rami et sentami presso, e porta fuora due ollette e il bocale da l’oglio, le ollette presto, e lascia la moltitudine.
Fid.
Ch’io gli metterò le cose mie? sarei ben infelice, e senza mente. mai per Nettuno. ma proverò primamente, e considerarò. imperò che non voglio mattamente gettare via il sudore, e isparmiamento mio in una sol parola: nanti che non impari ogni cosa come la stia. perche vogliono costoro vasi? gli hai portati scambiando la casa? ò li porti per darli pegno?
Huo.
Nò, nò.
Fid.
Che ordine e questo? e n’anche mandato la pompa à Hieron precone?
Huo.
Per Giove nò, ma li voglio portar à la cità, ne’l foro, secondo le apparenti legi.
Fid.
Li porterai via?
Huo.
Sì.