Pagina:Armanni - Gandino e il suo distretto, 1843.djvu/40

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Secondo il Padre Celestino1 acquistarebbe forza di vero che adorasse Vertumno, quella terra, siccome quella che è più delle altre maggiormente esercitava il commercio, e particolarmente dei panni. Narra in fatti quel Cronicista, che due volte alla settimana in Vertova, tenevasi un mercato dei più rinomati d’Italia, per la migliore fabbricazione di quel genere, avvalorando il Muzio nei seguenti versi le suesposte cose.

Velleribus Dives, Cereris, nec muneris expers
Vertua, Vertumno thura, precesque dabat,
Emporiis illum, tunc veri ignara, vetustas
Prestare, et lucris, posse putabat opem.

Si può asserire, che non rimane ora alcuna vestigia dell’antico paese, poichè venne intieramente distrutto, entrati essendovi nel 1398 da sei mille e più Guelfi,2 tutto ponendolo a ruba, ed incendiandone 500, e più case, per cui ridotti all’estrema infelicità i pochi abitanti sopravissuti a tanto eccidio, si rivolsero al Conte di Virtù implorando soccorso. Quel Duca di Milano Ghibellino, che dominava in quei tempi, spedì da Bergamo Pagano Aliprandi a verificare il guasto cagionato dai nemici, e verificato, porse generoso ajuto.

Reggevasi in quell’epoca il comune con particolari leggi e statuti, eleggendosi a suo arbitrio il Podestà, e vi esisteva un forte castello, che fu demolito.

Dalle rovine adunque risorta, e rifabbricata la moderna Vertova, possiede ora una bellissima Chiesa sotto il ti-

  1. Padre Celestino pag. 540.
  2. Idem pag. 256.