Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/114

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Cristina non mostrò d’essere molto meravigliata di quest’uscita del conte. Sorrise, crollando leggermente il capo, e rispose:

— Ah, caro nonno, a lei non si ponno nascondere certe cose. Ma bisogna pensare che dalla nascita del mio povero Lorenzino sono passati diciott’anni.

— Diciott’anni! — sclamò il vecchio, come se non lo sapesse — Il tuo Lorenzino avrebbe già diciott’anni?

— Pur troppo! — sclamò la Firmiani sottovoce — Sa lei, piuttosto, caro nonno, a chi deve fare quella raccomandazione?

— A Noemi, non è vero? — disse il nonno — Oh certo! Ma! Povera Noemi! è tanto gracile!

— Sicuro! — sclamò Cristina volgendo il capo verso di lei, che stava al pianoforte suonando un pezzo della Lucia — E se ho da dir io, da qualche tempo la trovo un po’ cambiata.

— Cambiata? Cambiata in che senso?

— Non saprei... Di faccia e forse anche un po’ di modi. È più pallida, e meno allegra d’una volta.

— Ah! — sclamò il nonno — pur troppo! Ella protesta di star bene, e di non aver nulla... ma, naturalmente, non c’è che suo marito che le creda... Del resto, — soggiunse socchiudendo gli occhi come soleva fare quando stava per dire qualche cosa di piccante — non mi darai ad intendere che ella non t’abbia già fatto le sue confidenze. Tu mi capisci.