Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/118

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ruppe il nonno — Ascolta — continuò volgendo il pollice della mano verso il pianoforte da cui Noemi traeva suoni strazianti e tali che non possono uscire che dalle dita di donna innamorata. — Ascolta. L’hai tu udita mai suonare in questo modo? Credi tu che queste note sieno l’effetto dell’amore ch’ella porta a suo marito?

— Ah! la mi lasci dunque dire, caro nonno, che questa volta ella sogna ad occhi aperti. Noemi ha sempre suonato il cembalo perfettamente. E, quanto al resto, pretendo d’intendermene un po’ anch’io; tanto più che Noemi non mi ingannerebbe; e allora, come io le voglio tanto bene, sarei stata la prima a vegliare sopra di lei; così posso garantire che su questo argomento non c’è da temere... Sa piuttosto, caro nonno, che cosa la rende triste, da qualche tempo?... Il sapere che Emanuele giuoca disperatamente alla borsa...

— Oh non lo credo; — disse il nonno — Tanto più che Emanuele non giuoca disperatamente...

Cristina si morse le labbra e continuò con finto calore:

— E sopratutto, è il dolore di non poter avere un figlio...

— O questo sì. Povera Noemi! Ma non basta; e se non ne sai più di me, bisogna dire ch’ella non abbia lasciato trapelare nulla neppure a te...

— Oh guarda! — sclamò Cristina coll’aria più buona e compassionevole del mondo — perchè, caro nonno, vuol ella a tutti i costi farle questo torto?