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movimento politico estero 53

compagna della sua vita — la madre dei suoi cinque bimbi, gli sussurra, con un tremito d'angoscia nella voce:

— Sire! — Pel nostro Alessio — pel nostro Alessio adorato — la speranza dei Romanow — e per le nostre Olga, Taziana, Maria, Anastasia — le dilettissime bimbe — soffermatevi sul ripido sentiero delle concessioni. Abbiamo un popolo impreparato alla libertà. Un passo di più sulla strada delle dedizioni, e scompariremo nel gurgite. Sire! pietà di voi, dei figli, della patria, della fede, della vostra casa.... O, invece, espatriamo.

E lo Czar tace.

Ed è la volta dei Granduchi, i fratelli Vladimiro e Paolo, zii di lui. Sono le due braccia dell'autocrazia — religiosa — col Santo Sinodo, ancora sotto l'influsso malefico di Pobiedonosew — e militare, con alla testa i generali Ignatiew e Trepow. E mormorano:

— Maestà — siete l'autore della rovina dell'impero. La vostra costituzione spalanca la fossa della nazione. Dimetendovi da autocrata, avete lacerato il testamento di Pietro il Grande. Voi ci avete perduti. La storia registrerà che il discendente di Ivano il Terribile è stato il carnefice del suo diritto e del suo lignaggio. Maestà — con un cenno potete ancora alla tempesta opporre il folgore. Il grande Atamanno dei cosacchi è là, in anticamera, ansioso aspettante della vostra parola sacra. Ditela, Maestà- E fra due giorni, tutte le “ orde „ da quelle del Don, a quelle d'Orenburgo, da quelle dell'Amur, a quelle d'Astrakan, da quelle del Caucaso a quelle del Kuban e a quelle d'Ossuri, da quelle dell'Ural a quelle di Siberia, da quelle di Terek a quelle di Transbaicalia, saranno concentrate: e si rovesceranno, irresistibilmente fiumana d'armi fedeli sino alla morte, sulla moltitudine dei ribelli, e li schiacceranno d'un colpo, e la nostra santa Russia farà risventolare trionfante lo stendardo della croce diagonale di Sant'Andrea....

E lo Czar tace. Tace sempre.

Ma per ultimo, fu il conte De Witte che gli parlò:

— Sire, siate voi il Cristo rigeneratore della patria. Avete largite le libertà. Voi le manterrete. La fede dei Romanow non patisce oltraggio. Voi giurerete la costituzione, davanti all'icone della patria, nel Kremlino di Mosca. Ed il giorno appresso, i popoli vostri, dal polo al Pruth, saranno ai vostri piedi. Sire, la reazione agonizza. La demagogia la seguirà nel sepolcro. Sire, siate grande....

E lo Czar, allora rispose testualmente:

“ — Invito a far conoscere a tutti quanti amano la nostra cara patria che il manifesto, da me pubblicato il 17 ottobre, è la completa e decisiva espressione della mia immutabile e irremovibile volontà. É l'atto che non può essere modificato, ed è inteso a regolare al più presto possibile le riforme da me elargite.... „

Ed ecco la Czarina, ritiratasi singhiozzante nelle sue stanze. Ed ecco i Granduchi, lividamente corrucciati, agitare colle mani convulse l'elsa delle spade, e gli archimandriti del Santo Sinodo, allontanarsi a ritroso, curvando la fronte sino a terra. Lo Czar è tranquillo e grave. Il conte De Witte raggiante per la definitiva vittoria. E la gioranta d'ieri l'altro a Tsarkoie-Zelo s'è chiusa vittoriosamente.

Ma.... oggi invece...? Na domani...?

Dalle sponde della Neva ai monti dell'ardua Pirene. Re Alfonso di Spagna sta per annunciare ufficialmente il suo fidanzamento colla bellissima e seducentissima inglesina che ha per zio Edoardo VII, re dei Tre Regni ed imperatore delle Indie. A quest'ora si può affermare, senza tema di smentita, che la Spagna avrà una presto vezzosa e colta regina in persona di Vittoria Eugenia Giulia Eva principessa di Battenberg, figlia del principe Enrico , elevato al grado di altezza reale inglese dalla defunta regina Vittoria, allorchè nel 1885 ne sposò Oxborne, l'ultima figliuola, cioè la principessa di Gran Bretagna, Beatrice. La fidanzata, antonomasticamente chiamata “ la bella Eva „ entrò soltanto l'anno scorso nel cosidetto gran mondo. E fu appunto al castello di Balmoral, dove la notò e l'ammirò fervidamente re Alfonso XIII, durante il suo viaggio alla corte inglese. Si tratta pertanto d'un matrimonio di inclinazione d'amore. Dapprima non se ne parlò, quasi. Poi se ne udirono alcune voci. E queste si accentuarono pel fatto, che altre presunte fidanzate del giovane re sparvero rapidamente per qualche tempo tenuto, Si seppe che Alfonso di Borbone aveva fissata la sua scelta. E per quanto le tradizioni spagnuole dei re “ Cattolici „ non vedessero e non veggano con entusiasmo entrare una reginetta riformata nel novero delle Isabelle e delle Cristine — pur mutando di religione come di... corsetto — pure, dai magnifici hidalghi in mantello arabescato, al minuto popolino, che simpatizza col suo giovane re, di cui ammira il carattere frondeur, sbarazzino e coraggioso — ormai in Ispagna son tutti d'accordo nell'accettare con gioia la bella inglesina, come sovrana. E se in fondo, Maria Cristina — regina madre — rimpiange di non aver potuto sposare il suo unigenito ad una principessa ortodossa e di dover diventare — lei la penultima “ Rosa d'oro „ papale — la suocera d'una eretica della vigilia — assurta al trono di Carlo V e di Filippo II; d'altra parte, essa deve pure consolarsene — non foss'altro che per virtù di rassegnazione all'ineluttabile — che appunto un antico poeta di Bibili identificò nell'amore onnipotente e trionfante, col verso celebre:

“ Omnia vincit amor: nos et cedamus amori!„

Algesiras — altra parte della cantabra marina, s'apparecchia nel gennaio prememnte, alla sua parte di seconda pacificatrice edizione dell'americana Portsmouth. Non avremo la presenza delle irresistibili correnti umanitaria, che partivano dagli impulsi dell0umanesimo glorioso di Roosvelt, il presidente dell'Unione, che arrestò, parlando la parola dell'anima, il macello tra gli uomini gialli ed i bianchi atletici. Ma avremo, parimente fervida l'aspirazione dei conferenzieri internazionali in Algesiras, per un assestamento fra l'influenza francese e la tedesca sulle cose del Marocco. É indiscutibile che se l'anno passato fu evitata una conflagrazione europea, ciò non si dovette certamente nè alle genialoidi ma perennemente febbrili caloria dell'imperatore Gugliemo di Germani, nè alla temperatura accesa della diplomazia del ministro francese Delcassè — ma dobbiamo ringraziarne invece lo squisito buons enso di Emilio Loubet, spirante presidente della Repubblica; il quale, sebbene rafforzato dalla simpatia del Foreign Office di Londra, e suffragato dagli amichevoli consigli dei gabinetti europei, chiamò al potere il Rouvier, sacrificò una piccola quota dell'amo proprio nazionale, e invocò tale olocausto — e riuscì a rasserenare l'ambiente, che giàà da ogni parte sentiva odore di polvere. Guglielmo II, colle minaccie, espresse dal Radolini, ambasciatore tedesco a Parigi — pervenne a domare le velleità della Francia circa alla supremazia sul Sultanato marocchino. Arrivà a far accettare dalla Francia la conferenza imminente di Algesiras; ebbe, in una parola, ad imporsi materialmente. Ma nè all'estero, e molto meno all'interno del suo impero, egli ha conseguito un successo. Anzi, s'è direttamente tirato addosso un cumulo di diffidenze e di antipatie generali. Le quali saranno forse attenuate dallo spirito di conciliazione, cui gli accorrenti ad Algesiras si mosrano deferenti. Ma non per questo, egli potrà registrare il risultato morale ch'ei si prefiggeva: ed inoltre avrà vieppiu scavato il canale divisorio fra la sua accentratrice politica personale e quella della formidabile Inghilterra.

Per contrario, Abdul Hamid Osmanlì, capo della Sublime Porta, ha dovuto buono o malgrado, subire le imposizioni delle potenze occidentali, nell'ultimo episodio della sempiterna questione d'Oriente. Il Gran Califfo s'era impuntato nella più cieca resistenza ai consigli ed agli ordini di stipulare ed applicare il controllo dell'Europa coalizzata suggeritogli per le finanze della Macedonia. La diplomazia occidentale con una mirabile lunganimità, aveva procurato