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Pagina:Atlantide (Mario Rapisardi).djvu/25

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Canto primo 25


Cosa eterea sei tu; pure alla mite
     Soavità che la tua voce emana,
     Sento aleggiare su le mie ferite
     236Una carezza intimamente umana.
     O mie speranze derelitte, udite:
     L’aura vostra non fu perfida e vana;
     L’anima vostra in più sensibil forma
     240Nella bellezza di costei s’informa!

M’adduci ove più vuoi; da questa inerte
     Gora in cui la mia vita egra già stagna,
     Da queste gole a divorarmi aperte
     244Trammi all’alta dei sogni ampia campagna:
     Te per immenso mar, te per deserte
     Lande mia duce eleggo e mia compagna;
     Se Amor tu sei, m’avvivi or la tua face,
     248Se la Morte sei tu, dammi la pace!

Povero core, ella rispose, e nelle
     Mani, ch’egli tendea supplice in vista,
     Pose le mani delicate e belle
     252Soave in atto e amabilmente trista:
     Se al desiderio mio non sei ribelle,
     Il pensier vincerai che sì ti attrista;
     Ritemprerà la stanca anima l’ale
     256Nell’eterno splendor dell’Ideale.