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8 la vera democrazia


timila cittadini sopra quattro o cinquecentomila abitanti tenuti in conto di cosa vile o di stranieri nel suolo dell’Attica. Quel cittadino ateniese poteva consumare la giornata anche prima d’averne un salario, nel legiferare e nel giudicare, perchè gli schiavi provvedevano per lui ai bisogni materiali della vita. In secondo luogo lo Stato era tutto raccolto nella città, era Atene; il popolo poteva radunarsi tutto a parlamento nella Pnice, e sentire la voce degli oratori; fuor delle mura sacre erano schiavi, sudditi, stranieri, coloni retti con diverse leggi, non cittadini. E infine fu quella una regia democrazia, se degenerò subito dopo la morte di Pericle, il suo gran fondatore. La gelosia, la superstizione, l’invidia, ebbero presto i naturali eccitamenti in quegli strati sociali dove non scende, appo alcun popolo luce d’arte o di pensiero. Il cittadino ateniese si lasciò raggirare dai demagogi ai quali trasmetteva la sua onnipotenza; la corruttela penetrò in tutti gli ordini sociali, e quella gloriosa democrazia che aveva mandato tanta luce nella Grecia e nel mondo, si spense, come certi pianeti morti da centinaia di secoli, la cui luce continua a scendere ancora quaggiù.

IV.

Nè più vera democrazia, nel senso moderno della parola, fu quella di Roma. Il popolo aiutò i suoi maggiorenti nella guerra coi re; poi continuò per proprio conto la lotta contro le vecchie distruzioni gentilizie ed i privilegi aristocratici. Ma il potere determinante era raccolto nel Senato e nei Consoli, e fu quella l’epoca gloriosa della Repubblica, quando conquistò l’Italia, vinse le guerre puniche, ebbe i più grandi cittadini, e diede alla civiltà del mondo gli elementi che mancavano alla greca, il senso giuridico, la saggezza politica, un concetto più umano dello Stato. Quando il popolo prevalse nel governo, aveva dimenticata l’antica virtù dell’aspettare, ed il tradizionale rispetto al diritto, aveva imparato ad appellarsi alle passioni e alla forza. Così al più meraviglioso sviluppo politico, militare, giuridico che il mondo vedesse mai, sottentravano subito le lotte sanguinose, la corruttela universale, l’impero della forza, che diedero Roma in balìa dei Cesari; laonde dice Giovenale:

.   .   .   .   .   Colui che un tempo
     Dava fasci, legioni, impero e tutto,
     Picciol s’è fatto, ed a due soli intenti
     Volge ansioso il pensiero, ai circhi e al pane.

Si può dire adunque di Roma che non fu mai vera democrazia, perchè il popolo ebbe impero limitato e parziale, ed appena lo ri-