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tegno austero, dispotico di quell’uomo lo avesse alienato dai suoi stessi famigliari, e lo avesse digià reso odiato dagli abitanti di Keren coi quali aveva avuto a che fare in quei giorni medesimi.
Aggiunse ancora che le ciarle e le calunnie dello Spagnuolo lo avevano male predisposto contro di noi e ch’egli non aveva in proposito dissimulato il suo malcontento; ma aveva anzi dichiarato che al suo arrivo avrebbe chiesto conto a tutti, e specialmente a me, del come avevamo impiegato il tempo ed i mezzi ch’erano stati posti a nostra disposizione.
Poco bene, per non dire assai male, pronosticavasi quindi dal suo arrivo alla colonia; eppure lo aspettavamo egualmente con ansia febbrile.
Seppimo ancora che in quei giorni, in cui Stella trovavasi a Keren, erano corse delle trattative fra Zucchi e il capo di quella tribù, per trasferire la nostra colonia in quel territorio, allo scopo di tenere unite le forze che dovevano opporsi alle possibili invasioni dei predoni o delle tribù nemiche; ma un progetto di tal fatta non sarebbesi potuto effettuare dopo che i lavori di costruzione e l’avviamento delle opere d’agricoltura ci avevano costato tanti sudori e tanti sacrifizi.
Infatti Zucchi non accolse quelle proposte, anche per lo scopo politico a cui tendeva, vale a dire a quello d’indurre le genti di Keren a venir esse a stabilirsi a Sciotel, costringendole, se non volevano rimanere isolate, a cercare nella nostra comunanza la loro stessa sicurezza.
Così noi avremmo avuto il vantaggio di raddoppiare di numero, di forza e di prestigio, formando uno Stato rispettabile e bene organizzato.
A quel modo, la villeggiatura che il console di