Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/18

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vamo in un felice ed onorevole risultato della nostra intrapresa; la fondazione cioè d’una colonia italiana in Abissinia.

Ma poco dopo, un lieve malumore venne ad interporsi fra la comune serenità, originato dalla condotta del nostro Spagnuolo, che potrei chiamare la cancrena della spedizione, e della quale non fummo sollevati se non all’epoca dell’annullamento d’ogni nostra speranza circa la fondazione della colonia.

Un giorno, cammin facendo, venni insultato dallo Spagnuolo senza che io gliene avessi dato plausibile motivo. Essendo andati noi tutti a cacciare attraverso il Barka, lo Spagnuolo, benchè non avesse colto alcun uccello, ma sprecato bensì molta polvere e fatto mille rodomontate, pretendeva da me delle munizioni; ciò ch’io dovetti negargli, dappoichè non ne aveva a sufficienza, e quel tanto di cui era in possesso, lo conservava più per difender la mia vita che per isprecarlo inutilmente. Ebbi perciò a ricevere i più fieri insulti, a punirlo dei quali io stava già per sfidarlo alla pistola; ma il signor Stella mi rattenne, pregandomi a non voler compromettere in faccia agli indigeni, fino dal principio, la nostra impresa e metter in rilievo ai medesimi la poco edificante concordia e fratellanza tra gli Europei.

Però, appena giunti al nostro accampamento, approfittando della circostanza che lo Spagnuolo ingrugnito, era rimasto assai più indietro, mi sottrassi, all’insaputa di tutti, per attenderlo al suo arrivo e chiedergli conto, almeno a parole, del suo indelicato procedere; ma egli, e fu meglio forse per tutti e due, non so per quale altro sentiero si fosse avanzato, cosicchè quand’io, stanco di aspettarlo mi ridussi fra i nostri, me lo vidi già al posto, seduto al suolo, ragionando pacificamente.