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saggi del suo strano temperamento. Nei primordi ricevemmo persino in regalo alcune bottiglie di Vermouth che ci servirono a scacciar la noia ed i pensieri per qualche giornata.
Un giorno eravamo seduti al desco, ed egli girava per la camera con inquietudine mista a rabbia, della quale non sapevamo darci una spiegazione. Quand’ecco, dopo aver emesso una specie di rantolo, lo vediamo uscire frettoloso, e poco dopo ritornare agitato, furente e con un pugnale nella mano destra; pugnale che piantò in atto di minaccia sulla panca in cui eravamo seduti.
Le stoviglie della tavola ballarono pel movimento istintivo di sorpresa che noi tutti facemmo nell’alzarsi; la tavola stessa traballò e si scostò; e ci guardavamo l’un l’altro in faccia, quasi nel dubbio che lo Spagnuolo fosse uscito di senno.
Gentilomo prese poco dopo la parola per chiedergli cosa avesse, e per calmarlo; ma ci voleva ben altro: quell’energumeno non ascoltava consigli. Pare avesse trovato questione con qualcuno del paese; dico pare, giacchè dalla sua bocca non uscì verbo, e tutto ingrugnito, volgendoci le spalle, ci lasciò esterrefatti.
Mentre noi attendevamo a Massaua l’occasione di un imbarco, arrivò in porto un vapore della compagnia Zizia, che rimase ancorato alcune ore.
Sarebbe stato dovere di Hamsa di recarsi a bordo per visitare il legno, ma egli non si mosse dalla propria abitazione. Fu duopo quindi che un ufficiale scendesse dalla nave e si recasse a lui per ottenere la cosiddetta patente netta.
Ma lo Spagnuolo non ne fu ancora persuaso, e costrinse lo stesso comandante ad andarsela a prendere.
Verso il capitano di un sambuk fu ancora più ca-