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Pagina:Babel - Struttura di un film - 1925.pdf/7

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tetti sono spioventi, coperti da uno spesso strato di muschio e il loro agglomerato fa pensare a un gruppo di pagode indiane. Ratkowicz salta giù dalla finestra sul primo tetto.

La luce della luna illumina la terra. Sulle te­ gole si muove un’ombra. E’ l’ombra di Ratkowicz che salta da un tetto all’altro.

Ratkowicz salta di tetto in tetto. Si muove come un atleta che salta da un trapezio all’al­tro. Finalmente arriva a terra.

Una via solitaria di una città, vicino alla fron­tiera di Wolyn. La luce incantevole della luna illumina i vicoli serpeggianti pieni di case vec­chissime: queste strade ricordano lo scenario di una favola teatrale. Affondando nel fango e strin­gendosi al petto il violino, Ratkowicz corre a zig-zag come se fosse inseguito.

Incontra due contadini ubriachi che si so­stengono l’un l’altro; i contadini tengono le gambe aperte e le teste vicine, come due cara­ bine che si reggono in piedi l’una contro l’altra. Dopo un po’ essi si separano con un certo sforzo e si appoggiano alla maniglia di una casa estra­nea; i loro volti esprimono disperazione.

Qui stamattina cera un catenaccio, adesso non c’è più... Jesu di Nazareth, Santa Maria!...

Gli ubriachi certi ormai di non trovare più la loro casa, con movimenti lenti si abbracciano e si accarezzano, poi si inginocchiano; con una espressione molto tenera e contrita si sbavano abbondantemente la barba. Non potendo sepa­rarsi i contadini cadono nel fango continuando a tenersi abbracciati e così si addormentano.

Si scorge in fondo alle viuzze Ratkowicz. Egli si avvicina nascosto da una casa vecchia di secoli dalla forma buffa. La casa ha una cantica, e al pianterreno c’è un posto per la legna e la stalla.

Gli ubriachi si baciano ancora, e ormai per


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