Pagina:Baccini - Memorie di un pulcino, Bemporad & Figlio, Firenze, 1918.djvu/139

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3 — Non ini si rinchiuse in una stia, non si cercò di stabilire un limite alle mie passeggiate. Ero padrone di tutto l’orto e anche della parte del terreno coltivato a giardino. Certo eh’ io non abusai di quella grande bontà, e la coscienza non mi rimorde di aver mai brucato un cavolo o strapazzata una pianta. Già debbo dire che fin da piccino ho avuto sempre il rispetto delle cose belle create dal buon Dio e non ho mai potuto soffrire i ragazzi che con la scusa del chiasso o della spensieratezza sperperano i fiori, i frutti e i nidi. Per me lo sciupare una rosa, l’abbattere un alberino giovane, il dar noia a una bestiola innocente sono colpe che vorrei punire a furia di nerbate. Passavo dunque una vita abbastanza contenta, quando una sera, sull’ imbrunire, vidi entrar nel giardino la signora Caro- 10 — Baccini, *Memorie d’un Pulcino, ecc. — 134 —