Pagina:Baccini - Memorie di un pulcino, Bemporad & Figlio, Firenze, 1918.djvu/57

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― O Alberto? ― domandò quel bravo signore accarezzandomi le guancie.

Io ero tutto agitato: guardai la mamma con aria supplichevole e:

― Mandami, via, ― le dissi abbracciandola ― sii buona! ―

Si fece pregare un pezzetto, ma finì col dir di sì.

Corsi tutto lieto a mettermi il cappellino, e dopo un’ora ero seduto tranquillamente su una bella poltroncina rossa, aspettando l’arrivo de’ pennuti formidabili guerrieri.

Se tu vedessi, Marietta, com’è curioso il teatro dove si danno quelli spettacoli! Se sei stata a Firenze, o a Roma, o a Milano avrai visto di sicuro certi casotti alti, tondi, parati di cristallo, dove stanno i venditori de’ giornali; si chiamano chioschi, e sono una specie di quelli che si vedono qualche volta nelle ville de’ signori.

Ebbene, quel teatro pare un chiosco; ma è tanto grande, da contenere quasi un migliaio di persone.

La forma è precisa a quella del cappello a cilindro che porta il babbo; ma in grande, s’intende; c’entra tanta gente!

Nel mezzo c’è un palco circolare, alto poco più d’un metro, coperto d’un tappeto verde; torno torno, si vede un’altissima ringhiera a uso terrazzina, lavorata come una rete sottilissima; quel palco è il campo di battaglia de’ galli, e la rete è fatta apposta perchè non possano scappare.

Intorno a questa specie di gabbia, il piano della quale è vasto quanto una gran tavola da pranzo, ricorre un cerchio di poltrone e dietro a questo, ma