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delle preponderanze straniere |
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trapiantandosi altrove. Del resto, fu principe buono, amato,
ma quasi compatito da sudditi e stranieri. — Finalmente, nella provincia
straniera, in Lombardia, incominciaronsi le riforme, i progressi
sotto l’imperio di Francesco I e di Maria Teresa. Poi, morto il primo
[18 agosto 1765], e succeduto lor figliuolo Giuseppe II all’imperio,
e fatto fin d’allora co-reggente degli Stati austriaci dalla madre
superstite, e succeduto a questa poi nel 1780, egli fu riformatore
piú ardito di tutti, principalmente nelle cose ecclesiastiche; né vi
si fermò, per le supplicazioni e il viaggio a Vienna, che dicemmo, di
Pio VI. Frati, monache, ecclesiastici ordinari, beni di chiesa, asili,
immunitá, a tutto mise mano. Del resto, migliorò ed ordinò in codici
le leggi civili, le penali e quelle di procedura; migliorò gli ordini
comunali, ordinò la pubblica istruzione, protesse dotti e letterati.
E cosí acquistò gran nome, fu posto in cima de’ principi riformatori
ed amici di libertá da que’ contemporanei di lui, a cui pareva esser
liberati, al cader di que’ privilegi signorili e religiosi che eran pur
diminuzione della potenza assoluta e straniera, al livellarsi di tutto
e tutti sotto questa. Il conte di Firmian fu ministro a ciò in Italia,
e fece Lombardia invidiata da quegli italiani troppo numerosi sempre, i
quali, non desti al sentimento dell’indipendenza, non si curan d’altro
che di vivere, tranquillamente amministrati, alla giornata. — E cosí
in tutto s’era progredito incontrastabilmente; i popoli godevano, i
letterati lodavano; gli amici stessi di quel progresso universale, di
che incominciavasi a concepir l’idea e pronunziare il nome, esultavano,
speravano. E come alla fine del secolo decimoquinto, cosí alla fine di
questo decimottavo, l’Italia, poco men che tutta indipendente, pareva
avviata a felici destini. Ma in breve si vide una seconda volta, che
non è fatto nulla quando non è fatto tutto in materia d’indipendenza;
che niun progresso nazionale dura, finché non è fatto quello il
quale solo è guarentigia di quanti son fatti, solo buon avviamento
a quanti mancano. E si vide che tutte le vantate riforme del secolo
decimottavo non erano apparecchi sufficienti a ben ricevere l’occasione
che s’avanzava, l’occasione che avrebbe potuto essere d’indipendenza
finalmente compiuta, che fu all’ultimo di cresciuta dipendenza.