Lombardia e Venezia, sarebbe stata inutilitá, fanciullaggine, correre
a dar la mano a’ veneti, perdendo piede in Lombardia, che è la solita
perdizione di tutte le guerre d’insurrezione. Ma questo poi non era né
poteva essere in Lombardia né in Venezia, non v’essendo armi colá, né
potendone dare il Piemonte, che non n’avea, pur troppo, il corredo suo
intiero per il proprio esercito; ondeché, chi accusa lombardi e veneti
di non essersi levati ad insurrezione armata, è poco meno ingiusto
che chi accusa il re di non esser corso a congiungersi (quand’anche
fosse stato materialmente possibile) con quell’insurrezione che non
esisteva. Il fatto sta che gli eventi tutti di questa guerra dimostrano
ora facilissimamente ad insegnamento (che Dio voglia non disperdere)
delle generazioni future, che la somma, che il tutto di questa prima,
ardita, forse temeraria, generosa guerra d’indipendenza, era, doveva
essere, non poteva non essere se non nell’esercito piemontese; che
questo doveva dunque serbarsi, salvarsi, mantenersi, accrescersi,
aiutarsi, incoraggiarsi, lodarsi, amarsi, e quasi adorarsi unicamente
da tutta Italia; e tenersi perciò dal suo capo coraggiosamente,
inalterabilmente sulla difensiva, ogni volta che non venisse
un’occasione quasi sicura di offensiva; e prendersi questa allora
solamente, e finché durasse l’occasione, tornando poi alla difensiva,
dando tempo alle popolazioni di procacciarsi armi ed esercitarvisi,
ed ai principi italiani di mandar aiuti, ed ai popoli di accorrervi;
dando tempo, insomma, a quel tempo che è il piú grande alleato di
tutte le guerre d’insurrezione, che era allora il solo nostro. Ma
le stolte grida fecero fare una guerra tutta opposta, una guerra in
furia, una guerra che volevasi corta e grossa; e questo fu l’errore
che perdette tutto, che il perderá, se occorre, altre volte; perché da
questo nacquero tutti gli altri, piccoli e grandi, numerosi, di rado
interrotti, sempre risorgenti, e finalmente fatali. Né io conto per
tale l’aver tentata con poca e piccola artiglieria Peschiera fin dal
13 aprile, Mantova fin dal 19; questo era necessario per tastare il
nemico, per vedere se era veramente o no scoraggiato, se appunto si
poteva fare o no una guerra tumultuaria, senza o contra regole. Ma la vanità