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delle preponderanze straniere |
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che furono e prima e dopo tra’ papi e
principi italiani. Ma noi, oltreché v’avremmo poco spazio, e che tali
contese tra le potenze temporali e la ecclesiastica ne vorrebbon pur
molto per essere bene spiegate e capite, confessiamo di porvi oramai
poca importanza. Queste dispute, per qualche ecclesiastico o qualche
affare che i tribunali civili ed ecclesiastici avocavano a un tempo a
sé, per li diritti d’asilo nelle chiese, per istabilire od estendere
il tribunale dell’Inquisizione, parvero, in vero, grossi affari a que’
tempi ove non n’eran de’ grandi; e son segni appunto di ciò. Ma ciò
detto, non mi paiono piú importanti che tanti altri affari speciali
di giurisprudenza o legislazione civile o militare o marinaresca, che
tralasciamo per forza. Ché anzi, se abbiamo a dir tutto il pensier
nostro, crediamo che parecchi di coloro i quali s’estendono in ciò, ciò
facciano (a malgrado la noia propria e de’ leggitori) per rivolgergli
a quel pochissimo che resta di tali dispute a’ nostri dí, ed in che
essi pongono tuttavia un’importanza che noi non sappiamo assolutamente
vedere. Non è la potenza ecclesiastica l’usurpatrice de’ nostri dí;
tal non era nemmeno nel Seicento; giá difendevasi, indietreggiando
dalle sue pretensioni antiche fin d’allora, ed ella si difende ed
indietreggia ora piú che mai; ondeché, tutto ciò che si rivolge d’ire
e d’attenzioni contro ad essa, sono ire ed attenzioni perdute contro
a’ veri usurpatori. «Dividi e impera» è vecchio arcano d’imperio, e
messo in pratica fino a ieri ed oggi. Ed egli implica e fa lecito
e debito il suo contrario, l’arcano di liberazione, «uniamoci per
liberarci»; uniamoci principi e popoli, nobili e non nobili, tutti gli
educati, e gli ineducati stessi, educandoli; e militari e civili, e
massime laici ed ecclesiastici, secolari e regolari, fino ai frati,
fino ai gesuiti, fino ai piú esagerati, e giá colpevoli di lá o di
qua, che vogliano unirsi a virtuosamente operar per la patria, fino
a coloro che avessero perseguitati od anche calunniati non solamente
noi, ma gli stessi amati da noi1. Piú attenzione forse
- ↑ Non so trattenermi di notare che non ho mutatat e non trovo da mutar una sillaba a questa pagina, scritta or son quattr’anni, nel 1846, e quando eravam lontani tutti di prevedere la rinnovazione di simili faccende.