Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, IV.djvu/112

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NOVELLA LVIIJ 109 perché sono circa tre o quattro anni che io dimoro in contado a la villa di Corsignàno. Ma io era ben forte domestica de la benedetta anima, che Dio abbia in gloria, di tua madre, e più volte t'ho avuta in queste braccia quando tu eri garzonetta. E Dio per me ti dica quanto m’è rincresciuta la morte di tua madre, che veramente era buona donna. Onde essendomi occorso di venir a Siena per alcune mie faccende, ho voluto venir a vederti, parendomi di veder tua madre quando ella era giovane come ora tu sei. Che Dio ti benedica, figliuola mia cara! Io credeva oggimai trovarti maritata, perciò che tu sei grandicella e non deveresti perder il tempo indarno. Ma io credo che la povertà di tuo padre sia cagione che non ti lascia maritare, come sarebbe il debito di prender marito. Or dimmi, prenderesti tu volentieri marito? — Si, prenderei — rispose ella, — quando fosse volontà di mio padre, perché senza sua licenza non farei cosa alcuna. — Vedi, figliuola, molte volte i padri non si curano di levarsi d’appresso le figliuole, ricevendone profitto, come io mi credo che tuo padre faccia da te. E se tu baderai che egli ti mariti, avverrà per ventura che tu sarai prima vecchia che egli ti venga fatto di prender marito, onde poi indarno ti pentirai d’aver lasciato scorrere tanto che tu non abbia goduta la tua giovanezza. Ed a dirti il vero, questa tua bellezza non si deverebbe cosi perder senza frutto. Ma se tu punto mi crederai, e deimi tu credere perché so ciò che dico, tu ti provederai per te stessa, ché chi fa i fatti suoi non s'imbratta le mani. Io non sono venuta qui a parlarti senza fondamento, come colei che t’amo e ti vorrei veder menar una vita allegra e darti buon tempo, e far di modo che per l’avvenire tu non ¡stessi sempre a spolparti le dita filando. Se tu vuoi, e' mi dà il core di farti aver tal dote che tu potrai maritarti in persona che non ti converrà sempre filare, perché aventi il modo di tener de le serventi e non t’affaticar sempre mai. E poi che in cotesto ragionamento entrate siamo, io ti dirò pure il come e ti porrò innanzi ¡1 tuo bene. Fa’ poi tu. Uno dei primi gentiluomini de la città è tanto innamorato di queste tue bellezze che non ritrova-requie, e se non ha la tua grazia egli ne è per impazzire. Se tu vuoi amarlo come vuol il debito che