Pagina:Bandello - Novelle. 2, 1853.djvu/370

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che mai a quello non aveva compiaciuto d’una sol vista d’occhi, onde era astretta a credere che costui fosse il più compìto uomo che si trovasse. Ora partito che fu il Tomacello de la casa del marchese, andò esso marchese a corte e caldamente col re e col duca parlò del negozio del Tomacello, di maniera che il re, chiamato a sè un suo cameriero, lo mandò a parlar a tutti i conseglieri e strettamente comandargli che, per quanto loro era cara la grazia dei re, il giorno seguente pronunziassero la sentenza de la lite che vertiva tra Giovanni Tomacello e i suoi parenti. I conseglieri, avuto questo comandamento, lo posero in essecuzione, perciò che essendo il processo in termine che si poteva giudicare, mandarono le citazioni a le parti che la seguente matina fossero a udir dar la sentenza de la lite che tra loro si piativa. L’altro dì i giudici congregati, essendo già per lo innanzi stato il caso tra gli avvocati pienamente disputato, e conoscendo tutti che la ragione era per Giovanni Tomacello, a favor di quello la diffinitiva sentenza pronunziaro; la quale il Ventimiglia, per far il servigio più compìto, fece da uno dei suoi rilevare e autenticata la mandò al Tomacello. Al quale questa parve una bella ed alta ventura, e quanto seppe e puotè ne ringraziò il marchese, e cominciò spesso a visitarlo ed anco a mangiar seco. Ma per questo non venne perciò al signor marchese mai in pensiero di voler la moglie di lui rivedere o di ritornar a la prima impresa, anzi, come dianzi faceva, nè più nè meno di lei si curava come se mai conosciuta non l’avesse. Dopo questo, cavalcando il duca di Calabria per la città, un giorno dopo cena passò per innanzi a la casa del Tomacello, il quale con sua moglie era in porta a prender l’aria fresca de la sera. Avvenne alora che il Ventimiglia ch’era restato con un gentiluomo molto di dietro a la cavalcata e veniva passo passo ragionando con colui, che come egli fu quasi per iscontro a la porta de la casa del Tomacello, egli, lasciata la moglie, a mezza la strada si fece incontro al marchese e strettamente il pregò che con la compagnia volesse smontare e rinfrescandosi ber un tratto. Il marchese ringraziò il Tomacello e non volle accettar l’invito, ma di lungo se ne passò, seguitando il duca. La donna alora, come se scordata si fosse il gran beneficio che poco avanti aveva suo marito dal marchese ricevuto, disse: – Che hai tu a fare, marito mio, col marchese Ventimiglia, che sì affettuosamente l’hai invitato in casa? – Egli alora con turbato viso a la moglie rivolto: – Per l’anima di pàtremo, – disse, – io' 'non credo che sia al mondo la più ingrata femina di te. Tu non sei buona se non