Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/362

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volonteroso di farsi frate, sa piú che mediocremente la lingua latina e la lingua greca. Con questo semplice trovato è assai agevole lo scorgere che, coll ’andar del tempo, si torrebbono almeno di mezzo que’ tanti babbioni di frati nati di contadini e d’altra povera gente non atta a dare una studiosa educazione a’ loro figliuoli. Con questo semplice trovato s’avrebbono de’ frati, se non estremamente dotti, almeno non istomachevolmente ignoranti, perché la cognizione di quelle due lingue si strascina dreto assai sapere di varie sorti; ed è cosa non bisognevole di grandi prove che chi sa è, per lo piú, meno vizioso che chi non sa. Con questo semplice trovato si scanserebbe una contesa col papa, s’egli è vero che sia suo interesse l’accrescere anzi che il diminuire il numero de’ frati, perché nessun papa potrebbe con onor suo fare schiamazzo d’una tale provvidenza senza incorrere nella taccia di protettore dell ’ignoranza. Insomma, don Vittorio, con questo semplice trovato il mio principe verrebbe ad essere da tutto il mondo considerato come assai piú savio e moderato d’ogn’altro sul fatto de’ frati, e nulla punto inclinato a tiranneggiarli e ad opprimerli: accusa data, e non senza qualche fondamento, almeno dai frati stessi, a piú d’un principe de’ nostri giorni. Ma, don Vittorio, la mano è stanca e la penna è ottusa per questo mio tanto scrivere; sicché datemi ornai licenza di farvi un bel salamelecche e di dirvi addio coll’anima e col cuore; ché in veritá non posso piú per oggi menarvela piú in lunga e scrivervi davvantaggio. Dunque, addio a voi e a tutti i vostri di casa.