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LETTERA NONA

d’ Ignazio Cigna a Niccolò Durando conte di Villa

[Altro è viaggiare per paesi poetici col cervello e altro è andar su d’una mula per la Romagna, specialmente nel mese di agosto.] Che tormentosa seccaggine andar vagando qua e lá per questo mondaccio nel mese d’agosto! Chi non è mai uscito di sotto il nativo tetto s’immagina follemente che il viaggiare sia la piú piacevole, la piú gloriosa, la piú invidiabile cosa che si possa. Ma venitelo a provar voi, signor conte Durando, se v’avete questo errore in capo; e vi disingannerete. Quante volte nollo dissi anch’io! Se mai m’involo da casa, le vedrò io pure coteste vaghe donzelle, coteste vezzose principesse, che vanno su que’ loro bianchissimi ubini e palafreni e chinee, aggirandosi per ogni regione! Anch’io m’abbatterò in que’ valorosi cavalieri, che t’offrono dappertutto albergo in que’ loro palagi d’alabastro, in que’ loro castelli di porfido e di serpentino, situati sulle vette di quegli ameni colli e in mezzo a quelle fronzutissime foreste! Oh, libri ingannatori! oh, iniquo Calloandro\ oh, Eromena traditora! oh, maladetto Re Diosino \ W. Mal venga a que’ bugiardi gaglioffoni che v’hanno composti! Chi va intorno a questa nostra rinomata contrada, in questi ardenti giorni, sapete voi, Durando mio, che donzelle, che principesse trova? che cavalieri se gli fanno intorno? Non mel fate giurare! De’ contadinacci coperti di cenci con delle zappe in mano, con de’ rastrelli in ispalla, che a malapena ti danno una chinata di capo, se tu fai loro motto. E poi? Delle villane abbronzate dal sole con de’ cestoni in testa o con de’ fasci di fieno in collo, che a stento piegano le ginocchia se tu le saluti con (x) Il Calloandro, V Eromena e il Re Diosino sono romanzi italiani scritti male e pieni di strane avventure.