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anco il respiro, pur di non perdere un nulla di quel lieve fruscio, che mi annunziava l’avvicinarsi di lei.
Era ella difatti. Giunta a pochi passi da me, rimase alquanto perplessa, come per raccapezzarsi nel buio; ma subito dopo mi scorse, fors’anco udì il mio respiro affannoso, indovinò il turbamento che mi teneva immobile e muto davanti a lei, e si affrettò alla mia volta. Io sentii la sua mano posarsi sul mio braccio; a quel tocco, un senso di arcana tenerezza mi corse per tutte le vene; volli parlare, ma la voce mi si spense in un singhiozzo e quella mano, che io avevo afferrata per recarla alle labbra, s’inumidì delle calde mie lagrime.
— Suvvia, non mi fate così! — diss’ella, con accento di affettuoso rimprovero. — Se sapeste quanto mi addolorate! Ve ne prego, siate ragionevole; abbiate senno per voi e