Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/206

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- Tanto meglio! - soggiunse la contessa, e andò per sedersi allo specchio; ma poi, pensando che quella positura avrebbe potuto parere studiata, corse al sofà dov’era già seduto Lorenzo, col suo cappello in mano, e gli si pose daccanto, in atto di chi prosegue un discorso.

In quel punto entrarono i due signori annunziati da Cecchina, l’uno il conte Alerami, che i lettori conoscono per quel tanto che ne abbiamo già detto, l’altro il marchese De’ Carli, un vecchio sui sessanta, o in quel torno, tutt’e due in falda e coi guanti paglierini.

- Ah! ah! - esclamò il marchese, che rideva sgangheratamente ad ogni tratto, e tartagliava per giunta; - entriamo dunque nel santuario?

- Sì, per l’appunto; entrate, Onofrio, - gridò allegramente la contessa, - e non vi spaventate, per carità, se troverete la dea vestita ancora da casa. Stavo qui domandando il parere del signor Salvani sull’abbigliatura che debbo indossare; ma egli non ha voluto dirmi nulla; di guisa che pregavo il cielo che mi mandasse qualche buon consigliere. Ed ecco, capitate voi, che siete il buon gusto incarnato. -

La scaltrita contessa voleva con tutti que’ vezzi accattarsi la benevolenza del vecchio marchese, e la sua perorazione era tale da farlo andare in brodo di succiole.

Era un ridevole personaggio, quel marchese Onofrio De’ Carli, o marchese Tartaglia, come gli si diceva alle spalle da certi burloni. Da giovine aveva fatto il vagheggino, e perseverava ancora, come se gli anni non fossero venuti. Si tingeva baffi e capegli, avendone l’aria di un vecchio Cupido rimpennato e ritinto. Quando parlava, era necessario tenersi alla larga; se no, con la sua lingua impacciata, vi schizzava addosso le bollicine di saliva. Sapeva la storia di tutti, e faceva il gazzettiere nei salotti, dettando anche sonetti e madrigali per ogni occasione, come un vecchio Arcade. Le signore lo mandavano ogni tanto a cercare, e tra perchè temevano la sua linguaccia e perchè si pigliavano spasso de’ fatti suoi, non potevano stare un giorno senza di lui. Questo sapevano tutti, epperò si faceva a chi gli desse più argutamente la baia intorno alle sue avventure galanti; ed egli a gongolare, a ridere più sgangheratamente che mai, ed aspergervi della sua eterna rugiada.

- Il signor Salvani ed io, - disse egli, andando a sedersi nella poltrona accanto a Matilde, - possiamo darvi ottimi consigli, ma il vostro specchio ve li darà migliori. Sarete la regina della festa, o ce ne saranno due. Quella pettinatura, poi,