Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/286

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propalati. Vestito, anzi catafratto di questa armatura, il Don Giovanni scende in campo, combatte e vince, poichè conosce il lato debole della sua bella nemica. -

Un applauso universale soverchiò le ultime parole del discorso, e un brindisi proposto al valente oratore fu accolto da tutti con una sollecitudine degna di miglior causa.

- Bello! sublime! - gridavano. - È un profondo concetto, e merita che ti s’innalzi un monumento.

- Ha da essere più duraturo del bronzo; - gridò il più giovine, quel degli scrupoli, - Orazio lo insegna. Il monumento degno dell’amico sarà dunque nel mandar prontamente ad effetto la sua buona pensata. Cominciamo subito dal poco, e andremo facilmente al molto. Il presidente lo abbiamo; io mi profferisco come segretario per la compilazione delle note, e domani potremo tenere una prima seduta.

- Dove?

- In casa mia. Per domani dunque, e ognuno prepari la sua parte di note.

- Sì, sì, - gridarono tutti, - per domani! -

Era un ignobile spettacolo, in verità! Quei giovanotti avevano sulle prime arrossito un tantino al pensiero di cavar profitto dai segreti del prossimo; ma udito poscia che si trattava soltanto di donne, la loro coscienza non aveva più sentito un rimorso. E tutti avevano madre, sorelle, ed un sacrario di affetti domestici, gelosamente custoditi!

Ma così allora si educavano i giovani spensierati. In tal guisa cresceva una generazione di malveggenti, i quali, come in gioventù si disponevano a commettere bricconate amorose, si preparavano per l’età matura a commetterne in ogni ragione di cose, e sempre in apparenza di galantuomini.

La società, come è agevole argomentare, fu fatta, e s’intitolò del parafulmine, per guardarsi dai tradimenti, o dalle malizie femminili. Poverini! Erano essi che si guardavano.

Nel giro di pochi mesi, il libro della società del Parafulmine divenne doppiamente nero, e certo il più nero non fu l’inchiostro col quale erano scritte tutte quelle prelibate notizie. I dodici compilatori cavavano profitto da ogni cosa; scandali grossi e piccoli, segreti gelosi, induzioni, raffronti, tutto andava a rimpinzare la loro raccolta.

E venne giorno che, maravigliati dell’opera loro, se ne accesero a tal segno da lavorare pel solo piacere di lavorare, la qual cosa nel campo letterario fu significata col famoso precetto: l’arte per l’arte.