Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/310

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Barudda e Pippía non avevano che una particina da nulla. Ma allora l’uditorio, desideroso più che mai di sentirli, faceva baccano, e per la sera seguente si era certi di averli in scena dal principio alla fine del dramma.

Il Bello, come dicemmo, si fece a guardare la scena, dove Filippo II, vestito con quello sfarzo che i lettori potranno argomentare, stava dichiarando l’amor suo alla prima donna. La quale, non volendo saperne di lui, e messa alle strette dalle troppo vivaci espressioni della sua regia benevolenza, gli diceva: - scostatevi, sire; io sono un’ebrea.

- Un’ebrea! - gridava il re, che odorava il Sant’Uffizio. E non potendo impallidire, poichè non glielo avrebbe consentito il colore ad olio, nè la sovrapposta vernice, balzava indietro come uomo che si avveda di aver posto il piede sulla coda d’un serpe.

Ma l’udienza, che non partecipava agli scrupoli nè alle paure del re, gli dette apertamente dell’asino.

- E di che diamine avete paura, signor re? - gridava uno degli spettatori.

- Ve’ come gli è sbollita, a quel re! - soggiungeva un altro.

- Ce ne vorrebbe uno che conosco io; e vedere se si tirerebbe indietro come lui! -

Questi ed altri consimili erano i discorsi; ma quinci e quindi uscivano, al ricapito del povero Filippo II, altri suoni, che Dante si sarebbe provato a descrivere con qualche vigorosa terzina, ma che noi non ardiremo neanche accennare in un periodo di umilissima prosa.

Il monarca di quello Stato su cui non tramontava mai il sole (come fu detto nello stile cortigiano del suo tempo) faceva intanto la più trista figura del mondo. Voleva parlare, e le sue parole erano soffocate dal tumulto popolare. Anche la prima donna era sgomentata, e agitava le braccia verso la platea, quasi chiedendo, in nome del rispetto dovuto al bel sesso, un po’ di silenzio. Ma sì, altro che silenzio; la burrasca ingrossava.

- Vada via il re, e venga Barudda!

- Sì, Barudda e Pippía!

- Signori, mi avete già rotte le scatole, - rispose dai cieli del palcoscenico la voce dell’impresario.

- Le romperemo a te. Forte in gamba, - ribattè dalle prime panche della platea un’altra voce, che fece rizzar la testa al Bello; - le romperemo a te, se non ci dai Barudda e Pippía. Quelli sono amici che si può starli a sentire, perchè