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Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/344

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rimase forse due anni, non tanto per sè, quanto per una malattia del consorte, che, ancora in verde età, era giù di salute, pieno di acciacchi, come un gaudente sessagenario. Quando ella si ridusse da capo a vivere in Genova, era mutata del tutto nelle sue consuetudini. In casa sua non più feste, nè ritrovi di allegra gioventù, ma severe conversazioni, o piuttosto conferenze, ordinariamente tenute in mercoledì, alle quali convenivano tutta gente posata, magistrati sputasentenze, dame contegnose, nobili parrucconi, e simiglianti. Per qual ragione ciò fosse avvenuto di una donna che di poco avea varcata la trentina, come la marchesa Lilla, non si giungeva ad intendere. L’annotatore del Parafulmine, leggero oltremodo, ne dava cagione, secondo il solito, alla proverbiale freddezza della signora di Priamar.

In tal guisa i teatri, le veglie eleganti, perdevano un prezioso ornamento; per contro, i più riputati oratori di chiesa guadagnavano una assidua ascoltatrice. Era sempre a gironzare per le chiese, la marchesa Lilla; la sua testa era un taccuino ambulante delle quarant’ore, delle indulgenze plenarie, de’ tridui e, a farla breve, di tutte le solennità divote. Ciò che tutte le donne, le quali hanno molto amato aspettano a fare quando abbiano cinquant’anni almeno, la marchesa Lilla anticipava di venti. Perchè? L’annotatore non sapeva dirlo; si rifaceva sempre al suo ritornello, che i lettori conoscono.

Basta; per non dirne altro, al tempo in cui l’anonimo cronista deponeva la penna, la marchesa Lilla di Priamar non era più annoverata tra le signore di cui mettesse conto indagare la vita e celebrare i miracoli. Ella era citata in quella vece come una dama di specchiata pietà, come una patrona d’istituti di carità, dama di Misericordia, visitatrice di infermi, di carcerati, e via discorrendo.

Più fortunati di Lorenzo Salvani, il quale non aveva altro sott’occhi che il carteggio rinchiuso nella cassettina d’ebano, noi sappiamo dagli atti della società del Parafulmine chi fosse la marchesa Lilla. E poichè abbiamo colmata con queste notizie la lacuna dal 1835 al 1839, ripigliamo il compendio delle lettere che ella scriveva al Montalto.

Si chiariva da queste lettere che Paris aveva lasciato Genova alcuni mesi prima di lei. L’aria della terra natale non era abbastanza respirabile per un uomo segnato, com’egli, sui libri del palazzo Ducale. Troppo spesso egli era stato chiamato ad audiendum verbum dall’eccellentissimo governatore, e soltanto i suoi titoli, le sue attinenze, lo avevano