Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/345

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fino allora scampato da molestie più gravi. Per farla finita co’ sospetti continui dell’autorità, Paris Montalto aveva dovuto andarsene un’altra volta in esilio, e si aggiungeva che a ciò fosse stato consigliato da persone, le quali avevano paglia in becco, ed amavano fargli cansare qualche mese di villeggiatura a Fenestrelle, o in altro orrevole castello di pertinenza dello Stato.

Questo non era vero del tutto, o solamente era una parte del vero; poichè la partenza del Montalto, se forse fu affrettata da ragioni di salvezza personale, era anche consigliata da un negozio più delicato. Ma nessuno ebbe a trapelarlo in quei tempi: la ragion politica lo coperse col suo manto pietoso. Il dispotico reggimento d’allora poteva portare benissimo la malleveria di questo e d’altri più gravi peccati.

Comunque fosse, Paris Montalto era di là dai confini tre o quattro mesi innanzi che la marchesa Lilla ne uscisse per ragion di salute; e come nessuno aveva sospettato per lui, così nessuno ebbe a sospettare per essa. E quando ella tornò, per andarsi a chiudere nel suo podere di Sestri Levante, non ci fu alcuno che più pensasse agli amori giovanili, nè ai rinnovati ardori di Paris Montalto; nè alcuno, per conseguenza, che immaginasse come certe lettere, messe alla posta di Sestri Levante, col ricapito di Enrico La Vega, a Barcellona, fossero lettere di Lilla di Priamar al marchese di Paris Montalto.

Or da queste lettere s’intendeva come il viaggio di Sestri non fosse che uno spediente adatto a colorire meglio, a rafforzar le ragioni del viaggio fatto dianzi in Isvizzera. Durante il quale, Lilla e Paris si erano’ veduti; e lo accennava chiaramente il carteggio. In una di queste lettere, così scriveva la povera solitaria:


«....Abbiamo errato, Paris, ed io ne sconto la pena. Iddio non mi aveva concesso che io ritraessi dalle infauste mie nozze un frutto; ed ecco, l’ho avuto dalla colpa, ma triste ed amaro, come tutti i frutti della colpa. E non poterlo confessare! e dover contraddire alle mie viscere di madre!... Oh amico, ditemi, ve ne prego, come sta Maria, la mia bella Maria? Mi sento più raffidata, poichè essa è nelle vostre mani, e voi l’amerete anche molto per la sua povera madre. Uomo fatale, perchè vi ho io conosciuto?.... Ma voi l’amerete, non è egli vero? Voi avete un nobilissimo cuore; quando l’ho confidata a voi, mi è parso di non separarmi tutta quanta da lei.