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colla deliberata prontezza di un uomo che, dovendo affrontare un pericolo, si butta disperato innanzi, per non rimanere più oltre perplesso.
— E li sapete voi?
— Da capo a fondo.
— E perchè non dircelo subito?
— Perchè.... perchè volevo anzitutto raccapezzarmi.... Ho letto anch’io la mia parte di libri vecchi.
— Benissimo! — saltò su a dire il Cigàla. — Anche a te, Pietrasanta, s’è dischiusa la vena?
— Sicuro, e perchè no? Certo, non racconterò così bene come il mio amico Aloise; ma ognuno fa quel che può, e in fin de’ conti, meglio poco e male, che nulla.
— Sentiamola, — disse Ginevra, — sentiamola dunque, la vostra storia!
— La mia, signora?
— Sì, quella che sapete voi. Ho detto forse male?
— Tolga il cielo che io voglia correggervi! — rispose Enrico, che pure avea sentita la botta, e l’aveva per tale. — Voi ci avete le labbra d’oro!
Questa volta fu Ginevra che s’inchinò, per ringraziar l’oratore.
— I complimenti del nostro amico Pietrasanta, — ella soggiunse, — ci fanno pensare che udremo un’altra storia da mandar superbo il nostro sesso.
— Oh no, signora, no!
— Come, no! — interruppe la Giulia. — E avreste allora il coraggio di raccontarla?
— Certamente! Le storie si seguono, e non si rassomigliano. Quella di Aloise incominciava coll’amicizia, e finì coll’amore. La mia rimane da capo a fondo fedele alla amicizia. Io non posso già inventare di pianta! Questa è storia perfetta, la storia, che è donna, non fa complimenti mai, nè a donne, perchè eguale, nè ad uomini, perchè superiore.
— Via, consoliamoci! — disse Ginevra. — Questo almeno è uno zuccherino per noi.
— Voi lo vedete; — ripigliò il Pietrasanta, — finora la storia non è cominciata, e son io che parlo. Ma torniamo al fatto; che cos’è poi l’amicizia? L’amore senz’ali.
— Perciò rade la terra! — notò asciuttamente la Giulia.
— Ma almeno non vola via; — disse Enrico di rimando.
— Ben parata! — esclamò il Cigàla, a cui quelle scherme piacevano; — che ne dite, signora?
— Dico, signor Cigàla, che udremo di belle cose, in ve-