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aperto a mezzo, senza levar la catena. Risposi che i Salvani stavano all’altra porta, in fondo al corridoio, e richiusi l’uscio. Tuttavia, rimasi qualche minuto ad origliare, per sincerarmi se entravano dalla signorina Maria. E diffatti, poco dopo, suonavano all’uscio dei Salvani, e la poverina, udendo una voce di donna, aperse e fece entrare quelle due persone in casa. Mezz’ora dopo, udito uno stropiccìo di piedi nell’andito, io, che come lor signori potranno immaginarsi, non avevo più potuto pigliar sonno, venni nell’anticamera, e mi accorsi che scendevano le scale, insieme colla signorina, della quale intesi la voce.
— Chi sa? Forse erano congiunti della famiglia; — disse l’Assereto, tanto per dir qualche cosa. — Ma non abusiamo più oltre della sua cortesia. La prego, se torneranno in casa, a dir loro che Giorgio Assereto, con altri amici del signor Lorenzo, sono venuti due volte, stamane, a chieder notizie.
— Non dubiti; sarà fatta la commissione, appena udrò giungere qualcheduno della famiglia a metter la chiave nella toppa. —
E qui, ricambiate poche altre parole di commiato, i tre amici infilarono le scale per uscire.
— E adesso?... — chiese il Montalto, quando furono sulla strada.
— Adesso, — rispose il Pietrasanta, — ne sappiamo come prima.
— Adagio! — entrò a dire l’Assereto. — Sappiamo che qualcosa di grave è accaduto, e la polizia, che ha avuto mano nella perquisizione, avrà il bandolo del rimanente.
— Lo credete? — dimandò, con aria dubbiosa, il Montalto.
— Credo, — rispose l’Assereto, — che sia questo l’unico partito a cui possiamo appigliarci. Che cosa vedete voi di più efficace?
— Nulla, in fede mia! Andiamo dunque al palazzo Ducale. —
Si era in gran faccende, quella mattina, nel palazzo Ducale. L’intendente (oggi si direbbe il prefetto) non intendeva niente; e strepitava perchè dovessero intendere gli altri. L’assessore capo pigliava il ranno, e lo rovesciava in capo alla turba minore de’ suoi satelliti. Il generale del presidio mandava ordini e contr’ordini. L’avvocato fiscale sguinzagliava tutta la falange dei giudici istruttori. E tutti i campanelli, di qua e di là, di su e di giù, erano in moto, come le