Pagina:Bartoli - Dell'uomo di lettere II.djvu/52

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raccordando col loro esempio la verità di ciò che Pollione disse d’ Augusto, che non si dee scribere in eum, qui potest proscribere.

Sempre non riesce di trovare chi doni, perché si taccia di lui; né chi (seguendo il consiglio d’ Alfonso Re di Aragona) butti al Cane medicatis frugibus offam, perché non abbai, o almeno non morda. Ventura singolare era questa di quell’ Avvocato di Marziale.

Quod clamas semper, quod agentibus obstrepis, Heli, Non facis hoc gratis, accidis ut taceas.

Molte volte accipiunt, ut taceant; ma ricevono non so che, onde tacciono sì che non s’ odono mai favellare: che fu la mercede di quel celebre Zoilo; che, o fosse abbruciato, o lapidato, o crocifisso, con uno di queste tre sorti di buona moneta ricevè l’ intero pagamento delle maldicenze sparse contra il principe de’Poeti


Che chi errò scrivendo non dee rifiutare l’ ammenda: e chi non sa non dee prendersi a correggersi né condannare altrui.


Non v’ è uomo in terra d’ ingegno sì limpido e cristallino, che in ricevere la luce della Sapienza non getti qualche ombra, chi più chi meno opaca e torbida d’ Ignoranza. Le nostre anime, diceva un Savio antico, fuoco da sé limpidissimo e tutto luce, perché sono congiunte a questa grossa materia de’ corpi che avvivano oltre la pigrezza che loro ne viene anche co’ fecciosi vapori s’ infoscano; onde a guisa di fiamma confusa e rammescolata con fumo, perdono in gran parte e la vivezza del moto e la chiarezza del lume. E quinci è la difficoltà nel cercare, e l’ incertezza nel conoscere la verità pertanto, hanc veniam petimusque damusque vicissim, di poter