Pagina:Bartoli - Dell'uomo di lettere II.djvu/58

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cun lor danno.

Terzo: Non si vuole attizzare alcuno che viva, misurando il suo sapere adeguatamente da gli scritti che publicò; conciosiccosaché, in chi s’ attizza, lo sdegno molte volte divenga ingegno, svegliandosi tutti gli spiriti prima addormentati, e correndo ove il bisogno li chiama; così, come in lucernis oleum fluit illo, ubi exuritur. Quanti, che si teneano in seno nascose e sepolte le vene d’ oro di bellissimi ingegni e di prezioso sapere, punti da chi volle (stimandoli poveri di Lettere) provocargli, le hanno fatte al mondo palesi, dando a’ loro emuli il mal pro d’averli attizzati? nella maniera, che tal volta le rupi gravide di ricchi, ma occulti metalli, percosse e spezzate da un fulmine, mandando per le aperture della ferita i saggi di quel prezioso che dentro nascondono, fanno vedere, che sono monti d’oro e d’argento quelli che si stimavano essere non altro che oziose masse di sassi. Quanti, che sembravan cervelli freddi, e duri come le selci, provocati al cimento della penna, appunto come selci percosse, hanno mandate, non che scintille per rilucere, ma vampe e fulmini per ferire? Qual più insensato e più, stolido animale d’ una Giumenta? Pur’ eccovi quella dell’ avarissimo Balaam, che, percossa con più sdegno che ragione, divenne in sua difesa un Demostene. Balaæ (disse Crisostomo) erat Asinus, animal omnium, hebetissimum; nec minus bene se defendit apud. eum, qui ipsum pulsabat, quam homo præditus ratione. Non sanno ancora i mutoli (come del figliuolo di Creso si dice) a difesa delle cose loro per natura congiunte, snodare la lingua; e con miracolo di quel naturale amore a cui nulla e miracolo, dire ciò che mai non impararono a dire?

Oh quanti, sia invidia, sia rabbia di contradire, sia ambizione di fabricarsi su le rovine altrui concetto di valent’ uomo, imitando, dice Teodoreto, quel Semei che si fece al mondo famoso con lapidare un Re, e Re sì santo e sì innocente com’ era David, hanno con le punte e punture delle lor penne troppo acute attizzati di che creduti Agnelli, e provati Leoni, han fatto loro desidare